La vita è esperienza, cioè improvvisazione, utilizzazione delle occasioni; la vita è tentativo in tutti i sensi. Donde il fatto, a un tempo imponente e assai spesso misconosciuto, delle mostruosità che la vita ammette
Georges Canguilhem



mercoledì 31 marzo 2010

Perché ha vinto la destra

Bisogna avere il coraggio di essere onesti in primo luogo con se stessi, poi anche con il mondo. Il centrodestra ha vinto le elezioni regionali. Le sfide decisive (relative alla conquista della carica di governatore del Lazio e del Piemonte) si sono risolte nell'offerta di un'insperata boccata d'ossigeno per la maggioranza. Se il centrosinistra avesse vinto in Piemonte, avremmo fatto riferimento ad un pareggio (probabilmente il risultato più giusto). L'affermazione del centrodestra non riconosce un tributo popolare in omaggio alle presunte (e davvero discutibili) ragioni del Governo. Se fosse stato così, il PDL non avrebbe perso più di due milioni di voti rispetto alle elezioni europee della scorsa estate. La vittoria non ha un valore essenziale, poiché è legata piuttosto a fattori contingenti. E' un dato di fatto innegabile che il leghista Cota abbia sconfitto la governatrice uscente del Piemonte Bresso soltanto in virtù dell'eccellente affermazione del movimento populista di Grillo, che ha estorto i voti al popolo no TAV prosciugando le riserve provinciali dei partiti di centrosinistra. Grillo ha consegnato il Piemonte alla destra. Può essere presentato come il miglior alleato di Berlusconi, sicuramente preferibile anche a leghisti e postmissini, poiché mette in pratica i propri compiti senza chiedere in cambio parcelle, poltrone o altro. Fu proprio lui, il barbone ricco da Genova, incantatore di internauti assopiti, ad anticipare il collasso dell'ultima legislatura di centrosinistra. E' un dato di fatto che se il centrosinistra avesse avuto il coraggio di candidare Chiamparino, il sindaco di Torino, decisamente più carismatico e popolare della Bresso, non staremmo qui a piangere sui cocci. Più complesso è invece il discorso del Lazio, dal momento che impone il riconoscimento di macchinazioni sotterranee ai danni della Bonino, abortista mangiapreti. E' una storia oscura in cui si intrecciano emissioni velenose di incenso e la prostituzione delle lande provinciali per il padrone berluscomico di turno.

sabato 27 marzo 2010

Scrutando nella cavità dell’urna
Ha perfettamente ragione la cara Federica, che trascina la carriòla del pensiero fino al limite supremo delle contaminazioni del non senso nelle pieghe dell’esistente, nel momento in cui sostiene con passione esistenziale che si vedono e vendono in giro sciamani ed apprendisti stregoni. Ha ancor più ragione, sacrosanta ragione, nel momento in cui (facendo un passo in più) sottolinea con coraggio ed onestà intellettuale la strumentalità della caccia alle streghe che impegna con zelo le gerarchie di certi apparati di potere (cfr. F. Passarelli, “Il secolo dal lume sfocato", in La carriòla, 19 marzo 2010). Questa premessa è oltremodo necessaria, per legittimare il passatempo che ho inventato per la prima parte di un anonimo sabato sera di inizio primavera. Vorrei provare a fare un pronostico sull’esito delle consultazioni elettorali di domani e lunedì mattina, passando in rassegna Regione per Regione. Ci tengo a sottolineare che non ho facoltà divinatorie e che ho sempre considerato quanti si vantano di essere esperti di futuri contingenti cialtroni da prendere a randellate. Rievocando un’argomentazione tratta dal De interpretatione di Aristotele, non posso sostenere: “domani ci sarà una battaglia navale” o “domani non ci sarà una battaglia navale”, ma soltanto “domani ci sarà o non ci sarà una battaglia navale”. Ciò nonostante, vorrei concedermi un giochino sociologico, un esperimento per capire fino a che punto sia possibile fare un’analisi seria delle variabili in campo. Ad ogni modo, si tratta di un gioco e pertanto, tralasciando metodi più o meno sperimentali, sono pronto a farmi condizionare anche dalla sfera dei miei privati desiderata. Non mi occupo specificamente dell’astensionismo, perché è anch’esso un voto, una denuncia sociale. I nomi delle Regioni tinti di rosso denotano una previsione favorevole per il centrosinistra, mentre quelli macchiati di blu stanno per affermazioni filogovernative.


PIEMONTE

Credo che sia oltremodo probabile la riconferma della governatrice uscente Bresso, favorito dal sostegno concessole dall’UDC in chiave antileghista.


LIGURIA

Vale lo stesso discorso del Piemonte. L’apparentamento del centrosinistra con l’UDC pare una ragion sufficiente per ipotizzare anche la riconferma di Burlando.


LOMBARDIA

Non ha senso spendere tante parole. È scontata la vittoria di Formigoni.


VENETO

Idem. Vittoria scontata di Zaia.


EMILIA ROMAGNA

Non c’è partita: netta riaffermazione del presidente Errani.


TOSCANA

Tutto lascia intedendere che la Regione continui ad essere un fortino progressista: vittoria di Rossi e nel suo cognome c’è già un perché.


UMBRIA

Senza mezzi termini, la spunterà la Marini.


MARCHE

Nonostante le forze di sinistra conducano un’inutile battaglia solitaria, è da prevedere la riconferma del presidente Spacca.


LAZIO

È senza dubbio la sfida-chiave. Se non ci fosse stato il pasticcio della lista del PDL con l’appendice dello scandalo-salvalista, avrei puntato sulla sindacalista frequentatrice di salotti altolocati. Dal momento che le avventure trasgressive di Marrazzo sono state ormai metabolizzate anche dall’elettore più moralista, credo che la Bonino abbia tutto per centrare una vittoria storica.


CAMPANIA

I fallimenti delle Giunte di Bassolino sono troppo palesi per poter credere che il carisma del sindaco storico di Salerno (amatissimo dai suoi concittadini), possa valere come panacea per il centrosinistra. È da stimare oltremodo probabile, pertanto, una vittoria per l’anonimo e pseudosocialista Caldoro.


PUGLIA

Non ho dubbi: Nichi Vendola, più forte degli scandali della Sanità e delle puttane di Tarantini, aiutato dalla candidatura centrista ed antiberlusconiana della Poli Bortone (molto forte nel Salento) veleggia verso la riconferma.


BASILICATA

Il centrosinistra è troppo radicato: riconferma di Di Filippo.


CALABRIA

La giunta Loiero verrà spazzata via dalla vittoria del popolare e populista sindaco Scopelliti, agevolato anche dall’outsider Callipo sostenuto da dipietristi e radicali.

Giochino terminato. Lunedì sera faremo i conti.

venerdì 26 marzo 2010

La carriòla


Ma il cielo è sempre più blu...uh-uh...



Ammettiamolo pure. Un po’ di delusione c’è. Ma come?, sembrava fosse stato raggiunto uno dei traguardi più ambiti e desiderati, quel traguardo che più di tutti aveva fatto scervellare numerosi presidenti della storia americana e che solo grazie ad Obama è riuscito a vedere la luce e ad essere osannato come la più grande riforma mai realizzata. Mi riferisco alla riforma sanitaria, quella che promette assistenza al novantacinque per cento degli americani e che finalmente è riuscita ad avere la sua brava attuazione ottenendo, fra l’altro, anche l’appoggio degli antiabortisti. Meraviglia del governo Obama, acclamato, a ragione, dal suo entourage e non solo. Eppure che ti va a capitare? Un vero e proprio inghippo alla maniera nostrana che scombina i piani facendo svaporare tutto l’entusiasmo per il risultato storico raggiunto. Insomma, per un vizio di forma nell’approvazione della legge sulla sanità, andato a ripescare chissà come e dove dagli oppositori repubblicani, occorrerà votare di nuovo. Sembra quasi il siparietto che si staglia di tanto in tanto nelle nostre perfette imperfezioni burocratiche. Ma tant’è.
Dalle nostre parti, invece, qualcuno s’è prodigato al fine di risolvere per sempre quei problemucci legati all’incomprensione di leggi e leggine proponendo una vera e propria risoluzione definitiva.
Rimandando di qualche giorno il tradizionale falò di San Giuseppe (dovete sapere che dalle nostre parti, quelle che vengono definite dei ‘terroni’ e non degli italiani, c’è ancora l’usanza, superata anch’essa, per carità, rispetto alle modernità più in voga nel resto della Penisola, c’è ancora l’usanza, dicevo, di allestire nella giornata del Santo più dimenticato e snobbato dell’universo celeste, un falò in ogni piazza o quartiere del paese, a cui di solito s’accompagna una piccola sagra mangereccia e a cui si partecipa andandosene in giro - senza l’automobile! - fin quando non si è troppo stanchi e bisognosi del riposo notturno), dunque, rimandando di qualche giorno il tradizionale falò di San Giuseppe, il ministro per la Semplificazione Normativa, quello che ha la cravatta color dell’invidia stretta al collo per intenderci, o quello, se volete, a cui Caronte avrebbe volentieri ceduto il posto di capo traghettatore, quello lì insomma, ebbene, questo losco figuro, saturo oltremisura dell’ambientino niente male del suo acheronte mentale, ha pensato bene di trasformarsi in un draghetto lanciafiamme per poter polverizzare all’istante trecentosettantacinquemila atti normativi definiti ‘inutili’. Misericordia!, e come avrà fatto a decidere quali buttare e quali conservare? Col giochino della margherita, forse?: “questa si brucia, questa no!”. Una vera forza della natura. Certo, ognuno poi ha i suoi bravi impegni da rispettare, e così mentre Calderoli gioca al piccolo piromane il suo compagno di divertimenti s’inventa un comizio in un’altra piazza (ben diversa da quelle in cui noialtri facciamo bruciare i nostri falò), ossia quella del Mercato di Brescia, ‘infiammando’ il suo popolo con la presentazione di Renzo (non quello manzoniano, è certo), suo figlio, leghista in erba, che si butta nel calderone della campagna elettorale. Potenza della politica! Anche se suo padre sostiene che lui manda avanti soltanto chi lavora. Ma non si tratta dello stesso giovane che era stato bocciato a scuola, o mi sbaglio? Be’, che dire, ne ha fatta di strada; spesso sono proprio questi i luminari che s’attaccano alla politica piuttosto che darsi all’agricoltura (e a proposito di campagna, io l’avrei inquadrato bene in un paesaggio agreste, piuttosto che in quello elettorale). Ma attenzione, non fraintendetemi. Provo il massimo rispetto per la categoria dei lavoratori agricoli, dato che anche per questo lavoro realmente faticoso occorre un buon cervello. Si vede che Renzo ha dovuto scegliere la strada meno impegnativa. Fenomeni da baraccone o meglio, da carroccione piuttosto, e abbiate la gentilezza di passarmi il neologismo su licenza poetica!
E mentre c’è chi pensa all’avvenire dei propri figli, qualcun altro pensa ai figli degli immigrati. Il presidente della Camera propone direttamente a…chi, alla Lega? la questione della cittadinanza per gli immigrati. Egli sostiene, infatti, che per i bambini, figli di immigrati, sia se nati in Italia, sia se nati all’estero ma trasferiti in tenera età nel nostro Paese, è necessario pensare ad un percorso breve per la cittadinanza. Ma dico! È fuori di testa? Come gli viene in mente di proporre un’idea simile alla Lega? Forse non lo sa che il Carroccio intende richiedere un test d’italiano per coloro - immigrati - che vogliono aprire un bar o un ristorante in Lombardia? Il consigliere regionale della Lega Nord (certo Cecchetti) ha sostenuto che la conoscenza dell’italiano è indispensabile per chi deve gestire un’attività di somministrazione di bevande o alimenti, in primo luogo per la sicurezza e la salute del consumatore (?). Pertanto, figuriamoci se si potrà mai riconoscere ai figli d’immigrati (che non parlano italiano, o milanese?) il diritto ad ottenere velocemente la cittadinanza italiana. Io, dal mio cantuccio, sostengo che la conoscenza dell’italiano sia indispensabile anche per poter svolgere attività politica o amministrativa e non solo. Congiuntivi e virtù grammaticali sono una rarità tra questi personaggi in cerca di gloria.
L’idea del presidente della Camera sarebbe comunque da assecondare, se non altro per evitare che s’allarghino all’intera Penisola quelle iniziative povere d’umanità che si sono affermate (guarda caso) in un paese della provincia di Vicenza: niente pranzetto per otto bambini delle elementari e della materna, ma panino (non si sa se vuoto) e bottiglietta d’acqua, perché i genitori dei piccoli non avevano pagato la retta della mensa.
Ora, dico io, non è che l’incresciosa iniziativa s’è delineata perché di questi otto bambini sei erano stranieri? Il sindaco leghista ha sostenuto che le regole sono regole per tutti e perciò vanno rispettate; il mondo non può essere dei furbi. No. Ma magari una parte di mondo è anche occupata da indigenti e così la Caritas di Vicenza s’è dimostrata pronta a coprire le spese di quelle otto famiglie, in quanto, sostiene la stessa, nessun bambino deve essere umiliato nella sua dignità, ancor prima che nei suoi bisogni primari. Ad ogni modo pare che dopo la magra figura fatta attraverso i titoli dei quotidiani e i servizi dei telegiornali, nel paesino della provincia di Vicenza gli otto bambini insolventi hanno potuto gustare un pasto completo.
Bene, dopo la lussuriosa panoramica sul décolleté flaccido di questa spossata Patria, riserviamoci un po’ di meritato riposo: non dimenticate che torna l’ora legale e che pertanto saremo costretti a dormire un’oretta in meno! L’estate sta avvicinandosi e qualcuno già s’industria ad innalzare gazebo in giardino. Fascino irresistibile della tanto ricercata abbronzatura presidenziale!

giovedì 25 marzo 2010

Alternativa democratica o barbarie
Le recenti elezioni regionali francesi dimostrano senza dubbio che non è affatto sufficiente far sapere in giro, magari ad arte, che la gran libertina è pronta a saltare ufficialmente su un altro letto, per scaldare i cuori delle casalinghe e magari limitare i danni causati dalla presa di coscienza dei limiti di un esecutivo pubblicitario, distante dai problemi quotidiani della gente.

In Italia il discorso non è poi così diverso. Sarà interessante comprendere fino a che punto si possa sostenere che l'opinione pubblica inizi ad affrancarsi dall'assuefazione mediatica al berlusconismo. Quel nano schizofrenico merita una lezione democratica. Abbandonarsi al sonno mentre i Barbari saccheggiano la Città, devastando i templi e violentando il corpo giuridico, nume tutelare in un secolo di tenebre, oppure bandire i sofisti dell'ultimora, i lucripetae, architetti della speculazione, al di fuori delle mura: ecco l'unico senso dell'appuntamento democratico di domenica prossima.

venerdì 19 marzo 2010

La carriòla

Il secolo dal lume sfocato

“Donna vende rene per sopravvivere”. Così riportava ieri una di quelle cartellette sistemate dinanzi ad un’edicola. Quanti giorni le consentirà di tirare avanti quel rene, mi sono chiesta. Vendersi a pezzi, man mano che la miseria aumenta: sfacelo macabro in cui incorre l’umanità. È davvero tanto impossibile tentare di sbarcare il lunario cercando di conservare la propria integrità corporale? E in questa triste risoluzione della propria esistenza, pensare che qualcuno riesce persino a perdere non l’integrità fisica, ma quella morale. Ce ne sono di esempi, ma uno degli ultimi si rivela in tutta la sua forza immonda nella scelta di alcune donne, qualcuno le ha chiamate ‘madri’, che hanno voluto affidare la loro totale inutilità ad un faccendiere dalle improbabili fattezze da guru indiano: e così si sono perdute dietro alla scia maleodorante di un ‘maestro’ casereccio dal nome inconfondibilmente italiano, non disdegnando di portarsi appresso creature innocenti sulle quali non avrebbero nessun diritto d’esercitare la loro maternità.
Tra il quattordicesimo e il quindicesimo secolo si propagò in tutto l’Occidente, come mai era accaduto prima, un fenomeno che a quanto pare ancora non riesce a schiodarsi dall’infausto terreno della labilità umana: il fenomeno della stregoneria. Un fenomeno diffusosi nei secoli scorsi non solo presso le classi medie e umili del tempo, ma anche presso la classe colta e che si rivelò espressione di una generalizzata incertezza esistenziale. Fu così, dunque, che s’andò formando una sorta di sensibilità morbosa, che percepiva la vita come un mistero, in gran parte influenzato da forze extraumane e maligne capaci di essere sfruttate a proprio vantaggio solo con mezzi magici posseduti e conosciuti da persone dotate di particolari poteri, chiamate stregoni, dando così inizio a veri e propri processi, divenuti sempre più numerosi e volti a concludersi solitamente con la pena del rogo. Nello stesso tempo i dotti presero ad elaborare i primi importanti tratti di demonologia per offrire agli inquisitori argomentazioni sicure e metodi opportuni di azione: il “Formicarius” del domenicano Johan Nieder, uomo dotto cauto e prudente ma decisamente convinto della realtà e della pericolosità delle streghe!; il “Malleus Maleficarum” (ossia Martello delle streghe) dei domenicani tedeschi Jakob Sprenger e Heinrich Institor, pubblicato addirittura con l’approvazione dell’imperatore! Da allora i processi non si contarono più e solo la prudenza, a volte di qualche vescovo rinsavito o il risentimento sporadico della popolazione riuscirono a limitare la crudeltà delle torture, dei roghi e della ‘caccia alle streghe’. Ormai tutti erano convinti della loro esistenza, dal papa all’imperatore, dalle università agli stessi giudici laici e questo contribuì a favorirne un costante incremento che toccò la sua punta massima nel mille e seicento per poi esaurirsi soltanto dopo la metà del mille e settecento, nel “secolo della ragione”.
Il secolo della ragione avrebbe pertanto fatto cadere il sipario sulle convinzioni temerarie di alcuni infelici sostenitori della caccia alle streghe.
Eppure, com’è che ancora nel ventunesimo secolo, quello per intenderci, delle innovazioni tecnologiche, delle scoperte scientifiche, della ricerca medica, com’è, allora, che ancora oggi una infinita fetta d’umanità alza il lembo del tendone per farsi leggere la mano dalla fantomatica zingara e osservare il proprio avvenire attraverso l’aria opaca di una sfera magica? Per trovare un cantuccio in cui rifugiarsi quando si è sopraffatti da quella ‘incertezza esistenziale’ di cui si parlava prima… Che bestialità! Per caso non sarebbe più prudente e valido rintracciare la strada verso la certezza esistenziale scrutando dentro il proprio cratere dell’intelletto e della sapienza umana? Ognuno dovrebbe averne una modica quantità per non cadere nella trappola, almeno credo.
Altra bestialità senza limiti è quella di chi cerca il sentiero verso la felicità nel candore virgineo della polvere bianca. Anche questa è pura stregoneria, no? Tanto più quando nel percorrere tale via si calpesta la speranza di vita di un pargolo di otto mesi. Sull’argomento, però, devo fermarmi perché non riesco a trovare epiteti raffinati da destinare a quei due dannati che immeritatamente si sono arrogati il ruolo di genitori.
Elisa Claps murata viva all’interno delle mura di una chiesa… Ma siamo davvero sicuri di non esser saliti sull’aggeggio infernale del professor Zapotec che faceva viaggiare Topolino e Pippo indietro nel tempo?

Continua la caccia alle streghe e alle fattucchiere, l’affidamento alle capacità esoteriche di maghi e guru paesani… Ma che abbia inizio un sabba liberatorio, non quello di Valpurga! Ci si ricongiunga carnalmente al proprio intelletto e alla propria maturità spirituale! Al diavolo, è il caso di dirlo, tutte le corbellerie che l’epoca moderna ruba senza rossore ai tempi antichi…

“Perciò animo, poeta, fate parlare la
fantasia e tutti suoi coribanti: la saggezza,
la ragione, il sentimento, la passione;
ma ricordatevene, non senza un pizzico
di follia!”.
(Goethe, Faust)

venerdì 12 marzo 2010

La carriòla



Intendiamoci, son tempi duri. Il prezzo della benzina che continua ad aumentare, le condizioni meteorologiche che minacciano un ritardo primaverile, la mano pesante di Padre Georg che non ha ricusato di raddrizzare le note scomposte dei piccoli coristi (mi chiedo se ai mini-cantori non abbia provocato un astio irrimediabile nei riguardi dell’arte musicale…), le nuove scoperte sul caso dell’omicidio Orlandi. Nuove scoperte? Mi pare che non si sia scoperto proprio un bel niente e perciò che t’hanno fantasticato? E be’, in mancanza di buone nuove s’è ritenuto più trendy riesumare la tanto temuta banda Bassotti?, no! banda della magliana. Quando non si sa a chi affibbiare le colpe. Certo, quello dell’attribuzione delle colpe è un tema molto sentito in Italia. Pare, ma pare solamente, eh!, che la mancata presentazione delle liste sia stata macchinata dai radicali (liberi?) e dalla sinistra (ormai pari, per responsabilità, alla banda della magliana). Ma com’è stato? Hanno fatto lo sgambetto al delegato che stava per entrare nell’ufficio competente ad accogliere le liste? Ah, ho capito. L’arcata dentaria gli è saltata e lui ha dovuto fiondarsi nel primo studio dentistico dimenticandosi completamente delle liste.
Tempi duri, son tempi duri e confusi. Però, intanto, in tutto questo bailamme senza uscita una cosa lodevole s’è compiuta. Finalmente il tanto corteggiato legittimo impedimento è diventato legge! E che diamine!, almeno questa soddisfazione. Adesso per diciotto mesi possiamo star tranquilli, non accadrà nulla perché niente e nessuno potrà distrarre i nostri governanti dal loro ruolo istituzionale. E meno male. Poi, chissà, ne passeranno altri diciotto e altri ancora e se ci dice giusto, si potrà anche cadere in prescrizione. Magnifico!
Ora però avverto l’esigenza di affidarmi ad un buon libro. Sì, è d’uopo. Un caro, buon, vecchio libro che riesca a farmi naufragare verso spiagge incontaminate, colme di frutti e fiori: quelli della conoscenza.
Oppure no…, chissà, magari potrei distrarmi grazie all’estro inedito del chitarrista mancino di Seattle. Ecco, ci risiamo. Quando non si sa più come riemergere dall’oblio, le case discografiche che ti propongono? La raccolta inedita di certe vecchie glorie della musica. È il turno di Jimy Hendrix, magnifico esemplare di musicista talentuoso e insostituibile, a parer mio il migliore che l’universo musicale della cassa armonica a sei o dodici corde abbia avuto. In fondo, riassorbire tramite l’orecchio quei suoni metallici e quelle note traboccanti d’essenze magiche non è affatto un’idea malvagia. Mi allontana dalla confusione metallica che ci sovrasta senza pietà.
E così chiudo, ritiro la carriola dal mercato dei pensieri liberi e bivacco sulle lucide follie di un artista eterno come i classici della letteratura.
Ad maiora.
Traumi italiani 2 Perché sarebbe opportuno bandire Minzolini dal TG1
Si è davvero varcato il limite. Stando alla notizia del giorno, riportata da Il Fatto quotidiano, la Procura di Trani dispone di alcune intercettazioni che provano le pressioni che il Presidente del Consiglio ha fatto agendo in prima persona su un membro dell'Authority per bloccare Annozero e sul suo Ministro della Propaganda (rinominato anche dai suoi ex colleghi de La Stampa Scodinzolini), ovvero il direttore del TG1 Augusto Minzolini, per dettargli l'agenda e i toni dell'edizione più seguita del TG. Risulta chiara adesso la ragione per la quale la Vigilanza RAI abbia deciso di imbavaglaire le trasmissioni di approfondimento politico: per affidare la propaganda di regime non solo al TG4 e a StudioAperto, ma anche a quello che fino a qualche mese era riconosciuto come il "telegiornale istituzionale" del nostro Paese. Minzolini ha svolto talmente bene la propria mansione servile da essere chiamato da Berlusconi direttorissimo (sic!). Ha fatto proclamare qualche giorno fa, nel corso dell'edizione delle 13.30, che Mills è stato assolto, piuttosto che è stato prescritto il reato che ha effettivamente commesso. Per ogni argomento dibattuto dalle tribune politiche, concede il microfono ad una decina di portaborse berlusconiani, ad una manciata di contadinotti leghisti e soltanto a qualche rappresentate dell'opposizione, elaborando il montaggio in modo tale che il servizio inizi e finisca con le (discutibile in quanto falsificate) ragioni del Governo. Con naturevolezza è intervenuto a gamba tesa nel dibattito politico con editoriali di propaganda diretta: giunse a sostenere che una manifestazione democratica era "incomprensibile". Rimosse le notizie relative alle inchieste della Procura barese sul giro di prostituzione orbitante intorno a Palazzo Grazioli, dequalificandole come temi propri del "gossip" (sic!). Un personaggio del genere non può dirigere il TG1, che non è mai stato così squilibrato nella sua storia dignitosa, neppure quando era diretto da Mimun, un altro filoberlusconiano. Un personaggio del genere dovrebbe essere rispedito al mittente.
Intendo pubblicare una mail di protesta che inviai alla redazione del TG1 lo scorso 10 ottobre 2009:
Gentili redattori,

sono un telespettatore attento. Avevo assunto da sempre il TG1 come organo della mia informazione televisiva. Era una scelta che derivava esclusivamente dall'obiettiva valutazione del prestigio che si addice ad una testata istituzionale, del tutto indipendentemente dalle simpatie politiche o dalle frequentazioni amichevoli del direttore di turno. Gad Lerner o Clemente Jackie Mimun valevano lo stesso. Questa convinzione è stata cancellata dal disgustoso editoriale del direttore Minzolini, con il quale è stata bandita la presunta assurdità di una manifestazione pubblica cui hanno aderito migliaia di liberi cittadini. Numerosi amici mi confermano di avere la stessa sensazione che ho provato anch'io: si sta tentando di portare avanti il progetto inqualificabile di rendere il "nostro" telegiornale di riferimento, il telegiornale di tutti i cittadini italiani, uno strumento mediatico nelle mani della maggioranza di governo. Rimpiango con sconforto e frustazione la direzione di Gianni Riotta, oggetto della mia stima incondizionata. Ascoltate le condanne emesse dal direttore durante il suo intervento non richiesto da nessuno - quelle condanne arbitrarie e servili scandite in un minuto hanno vanificato la possibilità di intervistare una delle tante prestigiose personalità del mondo della cultura che hanno aderito alla manifestazione - ho spento immediatamente il televisore. Da domenica non vi seguo più. SKY TG 24 vi ha sostituiti. Motivando la scelta, sono riuscito a convincere tanti amici e conoscenti a seguire il mio esempio. Non vi seguiremo più finchè il vostro direttore inadeguato resterà al proprio posto.

Saluti

dr. Francesco Giampietri
Intendo pubblicare i quattro editoriali di Minzolini, che valgono più di mille parole:
CASO ESCORT 22/06/09
"L'ultimo pettegolezzo del momento, le famose cene o feste nelle residenze private del premier Berlusconi, Palazzo Grazioli e Villa Certosa. Dentro questa storia piena di allusioni, rancori personali, non c'è ancora una notizia certa né un'ipotesi di reato".
LIBERTA' DI STAMPA 2/10/09
"La manifestazione di oggi per me è incomprensibile visto che negli ultimi tre mesi sono finiti nel tritacarne mediatico Berlusconi, Agnelli, De Benedetti, l'ex direttore di Avvenire. Non è a rischio la libertà di stampa".
IMMUNITA' PARLAMENTARE 9/11/09
"L'abolizione dell'immunità parlamentare ha provocato un vulnus nella Costituzione, si è rotto un equilibrio tra i poteri e non se ne è creato un altro. Ora c'è da auspicare che quel vulnus, al di là delle dispute, sia sanato".
CASO SPATUZZA 11/12/09
"Il caso Spatuzza è solo l'ultima prova, ma l'elenco è infinito, del fatto che nel nostro sistema giudiziario c'è qualcosa di sbagliato. Le polemiche su questioni di forma non devono impedire di guardare ai problemi".
Oggi è stato varcato il limite, perché Minzolini è stato sfiduciato da prove inconfutabili.

mercoledì 10 marzo 2010

Traumi italiani Quando un gerarca fascista vuol passare per paladino delle libertà (del suo padrone)

Rocco Carlomagno, un giornalista freelance, ha fatto domande a raffica sul caso Bertolaso al premier nel corso della conferenza stampa di stamattina. Berlusconi non gli dà la parola e chiede che sia accompagnato alla porta. Ma Carlomagno non si allontana e mette in scena un vero e proprio duello col premier che gli urla: «Si vergogni, lei è un villano». «Questa è la sinistra», aggiunge Berlusconi, che poi lo apostrofa: «Per lei ogni giorno guardarsi allo specchio è già il segno di una brutta giornata». E ha aggiunto: «Lasci il suo nome, Bertolaso la denuncerà». Carlomagno ha poi avuto un battibecco con La Russa, che fin dall'inizio si era sistematicamente sostituito agli addetti del servizio d'ordine, ottenendo di occuparsi personalmente del contestatore e allontanando più volte i bodyguard. La Russa a un certo punto lo ha anche afferrato per il cappotto, cercando di sollevarlo. «Lei è un picchiatore fascista», grida il freelance. C'è un grande parapiglia, il ministro fa per mollargli una manata che si ferma a pochi millimentri dal viso. Carlomagno ha accusato La Russa di avergli dato «due pugni sullo sterno» e ha annunciato di volerlo denunciare per aggressione. Poi alla radio ha aggiunto: «In quale Paese al mondo un ministro della Difesa aggredisce un cittadino, un freelance che ha una partita iva e con la quale scrive liberamente sui giornali anche se non sono iscritto all'albo dei giornalisti? Secondo me da oggi La Russa è scaduto, non è più ministro della Repubblica, è un cittadino di serie B, perchè se non vuoi rispondere puoi anche non farlo. Mi ha fatto una intimidazione mafiosa urlando di chiedermi i documenti» Chiunque avesse ancora la benda sugli occhi, ha ora un ulteriore elemento per comprendere le derive reazionarie di un governo di nani arroganti e di ballerine marchettare, il peggior governo della storia repubblicana, ancora più insidioso rispetto al Berlusconi I e al Berlusconi II.

venerdì 5 marzo 2010

La carriòla

Quell'insostenibile pochezza dell'essere...


Ci risiamo. Si rialza il sipario e…voilà!, riprende la commediola elettorale che tanto fa discutere e poco ragionare. Calma signori, calma! Innanzitutto s’è provveduto ad estirpare dalla programmazione televisiva i fraseggi melodici dei talk-show politici e quindi il fantasma della democrazia è stato debellato. Ci mancava solo quer pasticciaccio brutto delle liste elettorali…! Maledizione alla burocrazia! Embè, che volete farci, pare che la legge sia uguale per tutti. O lo sarà fino a quando non si troverà l’ennesimo escamotage che possa risollevare le sorti dei poveri esclusi? Ma sicuro!, qualche bravo decreto appropriato accomoderà la tanto sconcertante situazione. E come s’affannano, come lavorano, come s’industriano quando rischiano di perdere il tanto sospirato posto che incrementa le tasche! Tanto da convocare una seduta straordinaria in tarda serata del Consiglio dei Ministri! Come s’incomodano, invece, quando occorre risolvere le annose questioni del nostro sconquassato Paese!
La candidatura è stata sospesa? Bene, mi pare giusto. E che, solo il comune cittadino deve essere assoggettato al rispetto delle regole? Non mi pare ci siano condizioni risolutive quando un povero Cristo si trova nell’impossibilità materiale di ottemperare ai suoi obblighi burocratici.
Questi falsi lavoratori dello Stato, poi, non sapendo a cosa appigliarsi, escogitano l’idea di ricorrere al reato di violenza privata nei loro confronti. Ma come non si può non ridere su certe buffonate cosmiche?! Eppure, a quanto pare, s’è trattato di un semplice inconveniente tecnico. Lo stacanovista incaricato alla consegna degli incartamenti pare sia stato colpito dai morsi della fame proprio un attimino prima di affidare le liste ai competenti uffici. Pare che lo sventurato abbia, poi, confessato sospirando: “S’era fatta nà certa e me so annato a fa nà mezza!”.
Nel frattempo si provvede a colpire l’articolo diciotto dello Stato dei Lavoratori. La legge ideata permetterà di (r)aggirare la norma che impone il reintegro dei dipendenti licenziati senza giusta causa: a chi viene assunto sarebbe consentito di rinunciare alla tutela, affidando il contenzioso a un arbitrato. In pratica si va ad indebolire ancora di più la posizione dei lavoratori. E così, mentre da un lato gli dei di Montecitorio si preoccupano di ottenere il reinserimento delle loro liste (e già, come farebbero altrimenti a vivere senza strofinare le natiche sui tanto desiderati scranni parlamentari?) dall’altra ci sono i lavoratori che ancora una volta non vedono riconoscersi il sostegno dovuto (e restano con le natiche all’umido).
La disoccupazione aumenta e il posto di lavoro assume sempre più le sembianze di una chimera. I nostri anziani suggeriscono: “Bisogna ritornare alla terra…”. E mi chiedo a quale, se adesso non ci si può più fidare neanche del caro, buon vecchio tubero che per secoli ha sfamato popolazioni intere! Ditemi quello che volete in proposito, ma le patate transgeniche proprio non mi stimolano l’appetito! L’imprenditrice agricola Giulia Maria Crespi, consigliere dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, sostiene che innanzitutto l’Italia è il posto peggiore per usarli, perché non abbiamo coltivazioni estese, quindi i pollini ogm si spargerebbero ovunque contaminando le altre colture rendendo impossibile l’agricoltura biologica. Inoltre, ella afferma che non si ottengono prodotti più sani con gli ogm in quanto anticrittogamici e concimi chimici sono comunque necessari e a tal proposito fa riferimento all’Argentina e agli Stati Uniti dove gli ogm, usati ormai da tempo, non hanno fatto altro che danneggiare i terreni rendendoli completamente aridi. L’imprenditrice rivolge il suo monito anche alla Chiesa che, nell’avallare la produzione transgenica, non ha tenuto conto di quanto dice la Sacra Scrittura: “La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie”. Ella sostiene, infine, che i semi ogm arricchiscono soltanto le multinazionali, poiché il sessanta per cento di tale mercato se lo spartiscono pochi grandi gruppi. I contadini sono costretti a pagare royalties per acquistare semi sterili o, nel migliore dei casi, difficili da riprodurre senza le tecnologie fornite dalle stesse multinazionali a caro prezzo.
In tutto questo caos farfugliante l’impossibile, l’unica via d’uscita mi sembra di intravederla sulla strada che porta alle Scuderie del Quirinale. Caravaggio avrebbe saputo ritrarre il quadro dell’epoca moderna con i suoi fondi neri e i suoi rossi cangianti in primo piano. Avrebbe tratto ispirazione dalle immagini desolanti e cupe di questi strani giorni senza tempo. Avrebbe potuto rendere forse l’idea di ciò che accade.

martedì 2 marzo 2010

Addio Riccardo

Sarai ricordato a lungo non solo per la tua professionalità che ti faceva distinguere come penalista di valore, ma anche come persona animata da una generosità traboccante. La nostra conoscenza risale all’inverno del 2004, quando entrambi partecipammo alla fondazione del progetto di Città Nuova, volto a definire un centrosinistra credibile per la nostra realtà locale. Nonostante provenissimo da formazioni politiche profondamente diverse – liberalprogressista la mia, democristiana e conservatrice la tua - diventammo presto amici. Fui un testimone diretto della tua “sorprendente” elezione in Consiglio comunale fra i banchi dell’opposizione ai quali sono (ahimè!) abituato quasi per vocazione esistenziale. Nel pomeriggio dello spoglio elettorale mi chiedesti di accompagnarti nei seggi, per fare un calcolo delle probabilità di una tua elezione. Dopo aver visitato soltanto due sezioni, ti preannunciai l’elezione. Stentavi a credermi. Mi offristi una Schweppes. Qualche giorno dopo informasti mio padre sul fatto che avesse un “figlio rivoluzionario”. Ancora oggi non ho capito il senso di quella rivelazione. Le nostre strade si separarono già nel 2006 o 2007, non ricordo bene, perché decidesti di abbandonare i banchi dell’opposizione per diventare consigliere di maggioranza con delega al Centro Storico. Svolgesti con passione quell’incarico, come un bambino che sa di essere bravo ed intende dimostrarlo al mondo. Non compresi mai quella tua scelta. Quando ti candidasti con Città Nuova sapevi di essere finito “a sinistra”. Da allora cadde il sipario sul nostro rapporto e sulla tua carriera politica. Mi dispiacque sul serio. Rimpiango i giorni andati di Città Nuova, i miei 21 anni di allora, quei giorni infiniti consumati fino a notte inoltrata nella fumosa sede elettorale di viale Vittorio Emanuele.

Ciao Riccardo . . .


Sia pace per le aurore che verranno,

pace per il ponte, pace per il vino,

pace per le parole che mi frugano

più dentro e che dal mio sangue risalgono

legando terra e amori con l'antico

canto; e sia pace per le città all'alba

quando si sveglia il pane, pace al fiume

Mississippi, fiume delle radici:

e pace per la veste del fratello,

pace al libro come sigillo d'aria,

pace per il gran kolchoz di Kiev;

e pace per le ceneri di questi

morti, e di questi altri morti; sia pace

sopra l'oscuro ferro

di Brooklyn, sia pace al portalettere

che entra di casa in casa come il giorno,

pace per il regista

che grida nel megafono rivolto

ai convolvoli, pace per la mia

mano destra che brama soltanto

scrivere il nome di Rosario, pace

per il boliviano segreto come

pietra nel fondo d'uno stagno, pace

perché tu possa sposarti; e sia pace

per tutte le segherie del Bío-Bío,

sia pace per il cuore lacerato

della Spagna partigiana:

sia pace per il piccolo Museo

di Wyoming, dove la più dolce cosa è un cuscino con un cuore ricamato,

pace per il fornaio e i suoi amori,

pace per la farina,pace per tutto il grano

che deve nascere, pace per ogni

amore che cerca schermi di foglie,

pace per tutti i vivi,

pace per tutte le terre e per le acque.



E ora qui vi saluto,

torno alla mia casa, ai miei sogni,

ritorno nella Patagonia, dove

il vento fa vibrare

le stalle e spruzza ghiaccio

l'oceano. Non sono che un poeta

e vi amo tutti, e vago per il mondo

che amo: nella mia patria i minatori

conoscono le carceri e i soldati

danno ordini ai giudici.

Ma io amo anche le radici

del mio piccolo gelido paese.

Se dovessi morire mille volte,

io là vorrei morire:

se dovessi mille volte nascere,

là vorrei nascere,

vicino all'araucaria selvaggia,

al forte vento che soffia da Sud,

alle campane comprate da poco.

Nessuno pensi a me.

Pensiamo a tutta la terra, battendo

dolcemente le nocche sulla tavola.

Io non voglio che il sangue

torni a inzuppare il pane,

i legumi, la musica:

ed io voglio che vengano con me

la ragazza, il minatore,

l'avvocato, il marinaio,

il fabbricante di bambole e che entrino

con me in un cinema e che escano a bere

con me il vino più rosso.



Io qui non vengo a risolvere nulla.



Sono venuto solo per cantare

e per farti cantare con me.


Pablo Neruda (Parral, 1904 - Santiago, 1973)

lunedì 1 marzo 2010

Il PDL? Semplicemente non esiste

Si può sostenere legittimamente che i Radicali siano rompiscatole per vocazione, libertari barricaderi, coerentemente così romantici ed idealisti da aver rinunciato per mezzo secolo all’opportunità di occupare le poltrone per le quali, pur di non perderle, un democristiano sarebbe stato disposto anche a vendere la madre al mercato nero. Tendono alla dispersione e al disordine per indole: nel corso degli anni Novanta guardavano più a Berlusconi che alle forze della sinistra postcomunista: Pannella si inventò una lista comune con Sgarbi. In realtà, al di là della professione del liberismo made in USA e della solidarietà filoistraeliana (che in parte sono ancora tabù per la sinistra italiana), sono incompossibili con la destra, poiché non sono addomesticabili né subordinabili ai proclami dettati dall’Oltretevere. Da qualche anno sono rientrati nella galassia del centrosinistra. È legittimo contestarli, ma non si può certo dire che non siano leali o che si vendano per un pugno di bottoni: nel corso del governo Prodi II furono i samurai della coalizione, fedeli ed affidabili fino all’affossamento dell’esecutivo, caduto per effetto del mercimonio dei senatori di maggioranza ingaggiati da Berlusconi (Mastella, Dini ed altri). È legittimo contestarli, ma non si può certo dire che siano violenti. Sono insidiosi come uno sciame di mosche impazzite, sempre pronti a contestare l’incontestabile e a saltare il pranzo e la cena per qualche giorno. Ma non menano le mani come potrebbe fare una banda proveniente da Casa Pound o da un una sezione nera dell’estrema destra. La denuncia avanzata dal PDL ai Radicali per “violenza fisica” è un’autentica follia costruita su una colossale menzogna, volta soltanto a vincere la rassegnazione dei militanti con l’indicazione di un “nemico”, per il quale possa ancora avere un senso l’impegno elettorale per una competizione in parte compromessa. L’appello rivolto dalla Regina dei salotti al Presidente Napolitino, su suggerimento del sindaco “barese”, è l’elogio dell’arroganza berlusconiana: come si può chiedere al Garante delle istituzioni di legittimare un abuso? La manifestazione di piazza contro il golpe, ovvero la negazione del diritto al voto del “partito dei partiti” in cui si riconoscono “tutti” gli Italiani, è una pièce da Bagaglino: si è mai visto un gruppo sociale protestare in piazza contro la propria incapacità pubblica? Sono comprendibili le crisi isteriche della Polverini, che finge comunque di ignorare che il suo entourage è composta da gente che vive di regole infrante. La (pre)potenza, legittimata dalle prassi del Premier, induce a ritenere che le regole valgano solo per gli altri e che il termine ultimo delle ore 12 (previsto per la presentazione delle liste) non possa certo ostacolare la possibilità di mangiare un panino o modificare gli elenchi sotto la dettatuta dell’ultimo secondo (beate libertà). La mediocrità e la banalità dei Berluscones spiana la strada ad Emma Bonino, che magari non ne avrebbe avuto neppure bisogno.