La vita è esperienza, cioè improvvisazione, utilizzazione delle occasioni; la vita è tentativo in tutti i sensi. Donde il fatto, a un tempo imponente e assai spesso misconosciuto, delle mostruosità che la vita ammette
Georges Canguilhem



lunedì 21 marzo 2011



Così, per caso, mi ritrovo a dover ascoltare certe voci del passato. Certi pensieri lontani e ormai nascosti nel buio della memoria. Strano, ho scritto voci del passato… e chissà se con questo voglio intendere che tutto sia finito. Vorrei poter descrivere quello che è stato e cosa ha significato ma mi perdo e non so trovare le parole, quelle adatte, quelle che da tempo ho ingoiato senza conoscerne il significato.
Capita a volte di trovarsi nel bel mezzo di un’amicizia e pure perdersi, all’improvviso, nel turbinio avventuroso che la vita ci riserba e non per questo lasciarsi andare così e tanto da dimenticare ciò che è stato, ciò che s’è protetto e amato. Quant’è seria e maledettamente adulta una storia d’amicizia che si pensava fosse invincibile. Invincibile sì, al tempo, alla lontananza e a quel turbinio sopraccitato che non si può non assecondare.
Già, invincibile. A tutto, tranne che ai cambiamenti. Un non senso. E allora mi propongo le domande più inaspettate, gli interrogativi più ingarbugliati, i ragionamenti più strambi e innocenti che non mi rendono soddisfazione e non mi chiariscono il senso di un allontanamento fattosi strada pian piano anche solo attraverso il silenzio di una breve telefonata. E pensare che un tempo si scrivevano lettere, lunghe, belle, da trovare una volta al mese nella cassetta postale. Ci si scriveva ogni mese, anzi il 17 d’ogni mese. Il 17 perché ci sembrava un numero controcorrente, un numero schivato dal resto del mondo, un numero pieno di fascino, insomma. Gli anni trascorsi tra i banchi di scuola, magici, teneri e sorbiti d’un fiato per la voglia di crescere e andar via per realizzare sogni lontani. Come fossimo gli eroi d’una pellicola di Sergio Leone, la nostra era una complicità perfetta. E poi ancora, un diario, il nostro, scritto a scuola durante le ore di lezione, a mò di dialogo, con le nostre domande e le nostre labili risposte, quelle d’adolescenti, quelle di due amiche dal cuore unico. Il nostro diario era un quaderno di mille pensieri, uno zibaldone dorato in mezzo ai libri di scuola; chissà se l’hai conservato o magari gli hai proposto un volo pindarico dalla finestra della tua casa romana… E pensare che non molto tempo fa lo rileggemmo insieme. Ma magari la pazza della porta accanto sono io: così attratta come sono dai sentimenti, quelli veri che si sentono in fondo all’anima come un tamburo per niente astratto e malridotto. Non sempre il sottosuolo è quel luogo arido descritto da Dostoevskij e a volte puoi trovarci anche degli spazi infiniti d’innata umanità. E poi Roma, , Roma. La città eterna che non t’ha resa altrettanto eterna in fondo all’anima ma t’ha cambiata. I fori imperiali, l’anfiteatro Flavio, l’arco di Costantino t’hanno rubato l’anima e l’hanno sostituita con qualcosa che io non riconosco.
Un Natale di diversi anni fa mi regalasti un libro di poesie. Cercavi un autore persiano e in libreria ti presentarono invece un poeta turco, Nazim Hikmet. Un poeta vibrante di passione, d’amore per la vita, nonostante tutte le traversie che ha dovuto affrontare, un vero uomo, un autentico amante della bellezza. Vorrei potermi disfare di quel libro che conosco a memoria per darlo a te e concederti un salto nella qualità pulsante della vita fatta non tanto e non solo di… non so più neanch’io di che. Ormai mi sembra di conoscerti così poco.


Cara E., il 17 di questo mese è trascorso ormai già da qualche giorno ma piuttosto che unirmi al tuo silenzio incomprensibile ho deciso di sparpagliare nell’infinito caos di un computer i fogli disordinati di quest’amicizia pallida e smarrita. Ti abbraccio nella mancata speranza, ormai, di poterlo fare di persona.

giovedì 17 marzo 2011



17 Marzo 1861



TRE COLORI
Mezza luna cilentana
Nebbia padana
Soldatini non ne abbiamo più
Tutti pronti sull’attenti
Partoni i fanti
Colorati con le giacche blu
Quelli nella nebbia hanno una bandiera verde
Ricorda che la nostra tre colori ha
La battaglia è già iniziata
Buona giornata
Cannoncini con le bocche in su
Partiremo noi da dietro
Con l’aiuto di San Pietro
Il destino poi ci guiderà
Quelli sul confine hanno una bandiera rossa
Ricorda che la nostra tre colori ha
Quelli nella nebbia hanno una bandiera verde
Ricorda che la nostra tre colori ha
Soldatini di frontiera
Mille mamme aspettano
Cercate di non farvi fucilar
Questa storia è stata scritta
E già studiata
Pensavate di doverla ripassar?
Quelli in cima al monte hanno una bandiera bianca
Ricorda che la nostra tre colori ha
Verde la speranza rosso il sangue di frontiera
Neve bianconeve i cuori abbraccerà
Tre colori come i fiori
Non son per caso
Ta tata tata tata tata