Struggente e lirica, la scena
sublima – esaltandola – una condizione che di per sé sarebbe l’anticamera del
ripiegamento depressivo. Girare a vuoto di sera in auto, senza intrusi, per trovare una chiave di volta, perché non è mai
troppo tardi per decidersi a voltare pagina, facendo in modo che quel che è stato non influenzi il
presente, sterilizzando o abortendo le sue potenzialità più effervescenti. Così
anche una canzone solitaria può favorire la presa di coscienza della necessità
di rifondare il proprio mondo. Isabella Ferrari fa il resto; impersona un caso
singolarissimo di separazione della bellezza pornografica dalla volgarità o
dalla sguaiataggine. La scena è irripetibile per la sua ricercatezza: in pochi
hanno visto il film di De Maria, in pochi conoscono Bellamore di Sinigallia. È dunque vero che la poesia rifugge le
masse, declinandosi in un passatempo elitario.
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