La vita è esperienza, cioè improvvisazione, utilizzazione delle occasioni; la vita è tentativo in tutti i sensi. Donde il fatto, a un tempo imponente e assai spesso misconosciuto, delle mostruosità che la vita ammette
Georges Canguilhem



mercoledì 18 dicembre 2013

    
Faccio sempre più fatica a comprendere le più varie espressioni del costume del nostro tempo. È come se le mie lenti si fossero offuscate al cospetto di un criptogramma insolubile. Spogliate di valore dai circuiti alienanti dello scambio telematico (che si risolve nel vano splendore di bacheche e vetrine anteposte al niente), le relazioni si sono quasi del tutto slegate dalla dimensione dell’autentica socievolezza, riducendosi ad esercizi strumentali (giammai disinteressati) di simulazione o seduzione. Un aneddoto è più chiaro di un’elaborata argomentazione sociologica.
      Durante una passeggiata serale mi imbatto, nei pressi dei giardini pubblici, in tre ragazze dall’età indecifrabile che si dirigono proprio verso di me.
      «Ciao…, tu sei Davide, verooo?»
      «A dire il vero sono Francesco… Mi spiace. Colgo un velo di delusione sul tuo volto…»
      «Oh carinooo…»
      Rispondo con un sorriso perplesso, non scorgendo nel loro atteggiamento disinvolto ammiccamenti prostitutivi o ilarità spavalda e beffarda.
      «Vabbe’, ciao amo’…».

       Torno sui miei passi e mi immergo nell’umidità del parco, ascoltando: 








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