Nuove inquietudini La presentazione del saggio nell’aula magna del Liceo scientifico è stata in parte soddisfacente, in parte deludente. Il senso della metà (e pertanto dell’incompiutezza) la qualifica bene, nel senso che soltanto la metà degli studenti che sono stati coinvolti – fra le classi quarte e quinte dei licei classico e scientifico – ha partecipato civilmente al seminario, restando in silenzio, ascoltando gli interventi, magari fingendo interesse. La condotta barbarica della seconda metà, appollaiata nelle retrovie, è l’effetto dell’atteggiamento autolesionista messo in campo da certi docenti che hanno sabotato l’opportunità di declinare la didattica lungo direttrici originali. In definitiva, ho tentato di portare un po’ d’aria fresca in una camera a gas. In parte ci sono riuscito, ingerendo comunque tossine che avevo dimenticato. Era il prezzo piuttosto salato da pagare.
L’appuntamento era aperto al pubblico. In realtà, forse per l’orario oltremodo impopolare, la partecipazione extraliceale è stata infinitesimale: ho riconosciuto visi di cui posso fidarmi. Si sono tenuti a debita distanza gli esponenti locali della sinistra sinistrata, ammuffiti dalla coltivazione del rancore per aver perso tutto ciò che c’era da perdere. Potrei concedergli il brevetto del fallimento. Gli riconosco l’ostinazione del mulo indomabile.
Una rete TV locale ha mandato in onda un servizio nel corso del TG in cui l’inviato confeziona il suo servizio sulla presentazione del volume non citando mai il nome dell’autore (sic!). Invito qualcuno a segnalarlo alla redazione del TG1, che ha bisogno di gente del genere. Il coraggio di deformare non solo le notizie di informazione politica, ma anche i servizi culturali lo rende degno di un patronus di più alto spessore. La damnatio memoriae è dovuta a diverse ragioni. Il proprietario di quella rete è un Berlusconi miniaturizzato, ovvero un personaggio dal curriculum inquietante, che ha affidato il suo Milan di campagna al fratello, per gestire giornali, destini e morti. I suoi valvassori non accettano che io non possa essere assoldato come vassallo. Nel 2004 una voce anonima mi propose al telefono di collaborare con quella rete, in qualità di redattore. Rifiutai senza mezzi termini. Ero un ragazzino senza un centesimo in tasca. Quella determinazione si rivelò convincente, fin troppo. Salvai la mia anima dall'inferno.
La vita è esperienza, cioè improvvisazione, utilizzazione delle occasioni; la vita è tentativo in tutti i sensi. Donde il fatto, a un tempo imponente e assai spesso misconosciuto, delle mostruosità che la vita ammetteGeorges Canguilhem
martedì 26 ottobre 2010
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