La vita è esperienza, cioè improvvisazione, utilizzazione delle occasioni; la vita è tentativo in tutti i sensi. Donde il fatto, a un tempo imponente e assai spesso misconosciuto, delle mostruosità che la vita ammette
Georges Canguilhem



venerdì 11 giugno 2010



cara Martina


ti stavo aspettando da tempo. Ieri sera, hai potuto finalmente dare la prima sbirciatina al mondo e lasciare i dolci flutti uterini, in cui saresti rimasta senza dubbio a riposare ancora a lungo. Mentre quegli strani individui dal camice bianco si stavano preparando per tirarti fuori dalla culla nera in cui ci attendevi, mi affrettavo a lasciare piazza Bologna per prendere il primo treno regionale del Lazio per Frosinone. Un viaggio da incubo: i finestrini erano sigillati, non funzionava il sistema dell’aria condizionata ed io ero ammassato agli altri pendolari come una bestia da portare al macello. Non importa, perché sarei venuto anche a piedi. Per te, ovviamente. Sai, il filosofo di cui mi occupo sostiene che questo mondo in cui sei appena giunta sia il migliore dei mondi possibili. Non lasciarti ingannare dalle facili professioni d’entusiasmo, perché l’ottimismo è il rovescio della disperazione: questo mondo non è un granché. Ma non devi preoccuparti, sai. Hai due genitori davvero in gamba, che sapranno offrirti nel corso degli anni, non solo l’affetto di cui ogni creatura razionale ha bisogno per sopravvivere, ma anche tutte le indicazioni per schivare le trappole, le insidie che, purtroppo si moltiplicano con la corsa futurista del tempo. Sai, il senso delle cose è ormai del tutto capovolto. Le apparenze hanno più valore della sostanza delle cose, dell’essenzialità del vivere onestamente. La logica del profitto, del lucro incondizionato prevale su ogni ragione di ordine umanitario. La diffidenza ha bandito i vincoli dell’amicizia e i princìpi della lealtà. I banditi sono al potere. La mediocrità è l’unico metro di valutazione per ogni considerazione. Non voglio spaventarti, ma è giusto che tu sappia come stanno le cose. Non si crede più in niente, né in Dio (che si è nascosto in qualche galassia parallela) né nei partiti (che fra l’altro non esistono più).


Cara Martina, un gesto ha più valore del chiacchiericcio infinito. Sono le opere a contare, non le parvenze o le imitazioni di gesti rimandati. Per questa ragione, sollecitato dal tuo arrivo, ho voluto stravolgere la grafica del blog, rendendola più accogliente. Io mi sono sempre attenuto ad una morale molto semplice, per la quale – come ti dicevo – contano i gesti, che dovrebbero essere esemplari, in relazione al loro significato. Tua madre, l’adorabile Federica, non l’aveva capito, sai. Diversi mesi fa mi disse che ero distante, disinteressato, preso solo dalle mie (‘inutili’, aggiungerei io) faccende. Ovviamente si sbagliava. Ti seguo da mesi, seguo tua madre da 26 anni lasciandola respirare. Più in generale, ho sempre partecipato con pieno coinvolgimento emotivo ai momenti decisivi della vita delle persone che mi sono care. Come ti ho detto, sarei venuto anche a piedi da Roma, per te. Spero che tua madre ieri abbia capito il senso dell’apologia della mia morale. Se non l’avesse capito, ovviamente non cambierebbe nulla. Ricorda Martina: le apparenze sono portate via dal vento, perché non contano nulla. Sono i gesti a restare, ad incidere nella nostra storia, scolpendo valori morali nel tabernacolo del nostro cuore. Ovviamente ti lascio il video che ho girato mentre piangevi a scuarciagola.


Ci tenevo a dirti queste cose. Non saprei davvero dirti dove sarò, quando potrai leggerle o capirle, ma questo ovviamente non conta.


Un bacione mia cara.


Francesco

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