La vita è esperienza, cioè improvvisazione, utilizzazione delle occasioni; la vita è tentativo in tutti i sensi. Donde il fatto, a un tempo imponente e assai spesso misconosciuto, delle mostruosità che la vita ammette
Georges Canguilhem



mercoledì 7 marzo 2012


Enzino Ottaviano, pater patriae





Quando in una cittadina di provincia diverse centinaia di persone si radunano spontaneamente per accompagnare un feretro in chiesa, vuol dire che l’oggetto della commemorazione funerea era stato in vita un soggetto speciale, al di là dell’infusione del carisma e delle qualità professionali. Se si intendesse il contesto locale come un microcosmo sociale, Enzino Ottaviano potrebbe essere inteso, con sacrosanta ragione, come il «pater patriæ», un’icona. Amministratore generosissimo, provava un’autentica passione per gli strati più umili della fauna cittadina. È difficile immaginare un valido docente di storia e di filosofia dialogare con persone che consumano il vernacolo nel lessico della rassegnazione. Seppe farsi carico di bisogni che erano finanche ben distanti dalla prerogative che solitamente spettano al Sindaco. Se il sindaco è colui che amministra con giustizia (syn-dikaios), allora è stato il Sindaco, nel senso che non scontentava nessuno, nella sua vocazione profondamente altruista, che non era né democristiana né populista, ma autenticamente «popolare». Certamente, l’amministratore che sa accontenare tutti, non sempre riesce a costruire il bene comune, che presuppone rinunce, sacrifici. L’eccesso di generosità è un boomerang. Tuttavia, agì sempre in buona fede, con la mente sgombra da secondi fini. Alcuni mestieranti della politica continuano maldestramente ancora oggi, soprattutto oggi, a rivendicare un’eredità politica che non gli compete. Ottaviano non ha lasciato eredità, dato che il suo impegno sociale sfuggiva ai precetti più elementari dell'amministrazione pubblica. Non ha formato eredi. L’oscura mediocrità dei suoi successori, lontanissimi dall’ideale che animava le sue giornate, acuisce il rimpianto sul fondo di un’inesorabile nostalgia. Purtroppo non seppe o non volle riconoscere (o ammettere) la bassezza dei suoi collaboratori, gli sparvieri in giacca e cravatta che ieri ruotavano incessantemente attorno al suo sepolcro di fiori e rimorsi. Addio Enzino, non dimenticherò l’unica lezione (sulle mitologie delle antiche civiltà) che ebbi modo di seguire, così come il riconoscimento pubblico di una passione che rispondeva soltanto alle ragioni del cuore.



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