P a n t o m i m a p
r i m a v e r i l e
Scompare
l’essenza audace dei
versi
antichi tinti d’allegria.
Silenziosa
mi assale una fallace
idea
rivoluzionaria:
mescolare
profumi e sapori
di
un tempo ormai allontanato
per
obliare il senso oscuro
diffuso
oggi nel ventre della terra.
Fugace
desiderio imperlato di speranza,
di
miele e arbusti intrecciati di frutti maturi.
Trimalcione!
Sei
nascosto nel velo del desco romano,
non
arride la tua sorte alla tavola misera
del
contadino ormai venduto,
dell’operaio
ormai sfruttato.
Povertà
vera e seria
maneggia
oggi le redini
della
società sconquassata e stanca.
Povertà
triste e scortese
solleva
le masse contro i falsi custodi
del
bene comune
contro
i falsi garanti
dell’uguaglianza
sociale.
E
non c’è spazio nelle menti
per
il terzo precetto costituzionale,
per
il quarto principio fondamentale.
Il
mio grido silenzioso è solo per voi,
lavoratori
senza pane,
disoccupati
senza dignità sociale,
perché
il vostro domani non si rifletta
in
questa odierna pantomima di primavera:
muta
e malinconica non giova
del
vecchio cinguettio vitale
ma
pigra e timida soggiace ancora inerte
al
supplizio di un inverno epocale.
Nessun commento:
Posta un commento