La vita è esperienza, cioè improvvisazione, utilizzazione delle occasioni; la vita è tentativo in tutti i sensi. Donde il fatto, a un tempo imponente e assai spesso misconosciuto, delle mostruosità che la vita ammette
Georges Canguilhem



giovedì 11 luglio 2013




ADDIO COMPAGNI (S)PREGIUDICATI!  Nella piccola città mi trovo in una condizione di ineluttabile isolamento politico, la conseguenza inevitabile delle elezioni amministrative di maggio. Non subisco la relegazione alla marginalità con rassegnazione, come un colpevole che, dopo aver preso coscienza dei suoi sbagli, accetta col capo chinato il peso dell’espiazione. Io stesso mi pongo fuori dal campo, all’opposizione della maggioranza e dell’opposizione. I conoscenti di sinistra, vagamente radical-chic, disinvolti e liberissimi da legami partitici, hanno conquistato per un pugno di voti la Casa comunale. Ma a quale prezzo? Alleandosi con fascisti, arrivisti senza né arte né parte, affaristi di professione, vale a dire con gli avanzi della peggiore destra locale. L’alchimista che vende l’anima al diavolo pur di conseguire un obiettivo irrinunciabile vive nella fantastica illusione di aver dato un senso ai suoi giorni, e si bea della sua vanagloria, non sapendo che è destinato a dissolversi nell’athanor. Una svolta monca non dà espressione a una rinascita rivoluzionaria ed è soltanto il preambolo di un fallimento necessario. L’ottusità egocentrica e paranoica di un Savonarola di provincia ha precluso l’affermazione di valide soluzioni alternative, all’insegna del buon senso e della decenza amministrativa. I suoi compagni, accecati dalla lealtà settaria, lo hanno sostenuto e incoraggiato fino al sacrificio supremo, convinti sul serio di poter cambiare il mondo. Per ora hanno perso la faccia. Avranno tutto il tempo di perdere tutto il resto.

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 L’INNOCENZA DELL’OBLIO  Mia nonna paterna crede che ci troviamo nella tarda primavera del 1999. Non c’è verso di convincerla dell’evidenza delle sue disfunzioni mnemoniche. “2013? Vuoi prendermi in giro?”. Vorrei tanto che avesse ragione, che gli ingranaggi della sua memoria opponessero qualche blanda resistenza alla deriva alienante, e che le mie poche certezze fossero un prodotto generoso della mia fertile immaginazione.

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 LA CITTÀ CIALTRONESCA  Seconda edizione nella piccola città di “Anima paesana” sul corso centrale, la via dei grandi bar. Le pseudo-associazioni giovanili, prive di una sede sociale (e pertanto non presentabili come meritori centri aggregativi), incoraggiate dai mercanti della movida locale, si sono auto-riproposte come società organizzatrici dell’evento, il revival campagnolo delle tavolate prosaiche e dei balli salentini. Secondo i promotori, l’affare privato di qualche barista spudorato può essere scambiato per un tentativo di promozione culturale del territorio. Assurdo no? Beh, non tanto, se si tenesse conto del solito coro di cicale eccitate dal niente, o meglio da un segno deludente della mediocrità imperante.  

7 commenti:

  1. La tua preziosissima conferma mi solleva e mi inquieta al contempo: vuol dire che non vivo in una dimensione onirica, nello sviluppo di una mediocre sceneggiatura claustrofobica, ma che son (in qualche modo) desto... grazie

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  2. Il Molise conta abitanti pari ad un quartiere poco popoloso di una grande città. C'è bisogno di persone che portino alla luce usi e costumi che ormai stanno morendo.
    Siamo l'unico paese che seppellisce le proprie origini sacrificandole a vantaggio di......VIENI A BALLARE IN PUGLIA............

    Cessi Cessi Cessi!

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  3. Non tenendo conto dell’insulto conclusivo, sono d’accordo con te. La tradizione folk locale non ha storicamente nulla a che fa con il tarantismo, per non parlare delle infinite tavolate che richiamano più la celebrazione “vasciaiola” della domenica estiva e del Ferragosto, che antiche consuetudini culinarie. Più in generale, benché numerosissimi concittadini lascerebbero intendere il contrario (con la loro inimitabile sguaiataggine), la nostra piccola città non ha di per sé un’anima paesana, campagnola o ancestrale: dal tardo Medioevo ha sempre avuto un profilo “urbano”, ben distante dalle spensieratezze rurali dei piccoli borghi che la circondano.

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  4. "cessi" andava interpretato come verbo (certamente provocatorio il richiamo alla sala da bagno).

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  5. Mi scuso per la bellissima gaffe! Ahahhaha...

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