FENOMENOLOGIA DEI GIORNI DELL’ABBANDONO
Rientrando a casa di notte sono stato
sedotto, dieci giorni fa o giù di lì, dall’ultimo singolo di Gazzè. Avevo appena
lasciato le note ricercate di RadioTre, perfette per un notturno di mezza
estate, per distendermi con le trasmissioni più pop di una radio commerciale. Incuriosito, ho concentrato l’attenzione
sul testo, ispiratissimo fino al virtuosismo poetico, facendo astrazione dall’eccellente
arrangiamento, espressione di uno stile ormai inconfondibile e degno di
apprezzamenti critici.
I tuoi
maledettissimi impegni è la sintomatologia del logoramento sentimentale. La lacerazione di
un legame affettivo è sempre premessa da segni troppo evidenti per essere
fraintesi, e quindi inequivocabili: il compagno o la compagna indossa una
maschera, si allontana, moltiplica le occasioni per ritardare o annullare gli
incontri; per non parlare dei «discorsi strani» dietro i quali si nasconde,
frasi svagate e distratte, che marcano la profondità della distanza e gettano
il cuore in un pozzo. Si tratta della liturgia, ipocrita ma elegante, dell’abbandono:
se non ho il coraggio di dirti che per me qualcosa è cambiato, non calpestando
il tuo sguardo avido di riscontri, allora provo a fartelo capire… L’amante non
ha che una soluzione a disposizione, vale a dire la mortificazione suprema, l’annichilimento
del risentimento dovuto alle provocazioni, il declassamento ad accessorio
occasionale («e non c’è che una soluzione se non quella/di rimpicciolirmi a
dismisura/fino al punto di traslocare nella/borsa tua con gran disinvoltura»),
l’adesione cieca agli atteggiamenti dell’amato di un tempo («cambiando se tu
cambi posizione»), al di là del gusto personale, dannando le inclinazioni per
le quali era stato apprezzato. L’amante soccombe nella dialettica amorosa, si
immola per una causa che ritiene superiore, inconsapevole di essere il guscio
fragile ed effimero, l’«involucro di ogni funambolico pensiero che ti viene». Si
pensi a una caramella: l’involucro è l’ultimo ostacolo frapposto al godimento, e
pertanto va soppresso, stropicciato, gettato via. La cupio dissolvi si addice a personalità straordinarie, predisposte
per vocazione all’amore puro e
incapaci di temere di non essere ricambiate. L’amore disarmato che in una
dimensione teologica costò a Fénelon accuse di eresie, diviene sul piano
sentimentale la scena chiaroscura di un olocausto erotico, che è autentico
proprio perché inutile (non conduce a nulla) e massimamente ingiusto (l’amato
indifferente è indegno della mia mortificazione). La rinuncia all’autodafé di
sé lascia rispondere all’indifferenza con l’indifferenza, nella sospensione del
linguaggio e dei gesti, che favorisce automatismi silenziosi. Colti i segni ineluttabili
dell’abbandono imminente, si gioca d’anticipo, cancellando un nome fra i tanti dalla
rubrica, voltando le spalle ai rimorsi (morsus
conscientiae), anonimo nella folla anodina della bella estate.
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