MEMORIA DOMENICALE DEGLI SMITHS
The
Smiths, «il gruppo più snob della scena musicale anglosassone», si distinguevano
anche per un certo radicalismo (reso emblematico dal titolo del quarto album),
tutt’altro che scontato se associato allo svagato disimpegno dei Duran Duran e
di altre celebri bands coeve. Erano
intransigenti da un punto di vista letterario, e così sedussero Tondelli e
altri profondi conoscitori dei costumi e delle mode del postmoderno. La scrittura di Morrissey era ricercata, talora
ispirata fino all’iperbole sentimentale (si pensi al seguente passo:
And if a double-decker bus
Crashes in to us
To die by your side
Is such a heavenly way to die
And if a ten ton truck
Kills the both of us
To die by your side
Well the pleasure, the privilege is mine
tratto
da There is a light that never goes out).
«Un modo celestiale per farla finita…» esprime bene l’edonismo
sprezzante, disincantato, inconsapevolmente decadente degli anni ’80, così
lontani, ma rievocati nelle parvenze e nelle maniere attuali (come il taglio
dei capelli e la montatura pesante degli occhiali). E la voce di Morrisey,
«sensuale, strascicata e maledetta: l’unica un po’ perversa che questi primi
anni ottanta – obsoleti, invece, di falsetti e mezzeseghe – ci abbiano dato». E
infine le contaminazioni eleganti fra generi distanti (di qui il cosiddetto indie pop), espressione mirabile del
gusto postmoderno, di per sé irripetibile, e pertanto dannatamente (in)attuale,
al di là dello scadimento dell’edonismo in pornografia, vicenda piuttosto
recente.
PS: Le citazioni sono tratte da P. V.
TONDELLI, Un weekend postmoderno. Cronache
dagli anni Ottanta, Bompiani, Milano 2009 (1990), p. 300.
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