La vita è esperienza, cioè improvvisazione, utilizzazione delle occasioni; la vita è tentativo in tutti i sensi. Donde il fatto, a un tempo imponente e assai spesso misconosciuto, delle mostruosità che la vita ammette
Georges Canguilhem



giovedì 6 maggio 2010

Roma e Lazio: il bue che dà del cornuto all’asino

Negli ultimi giorni si è esteso (non solo nei bar e nelle osterie) un vuoto ronzìo di lamentele volte a dannare la Lazio per l’atteggiamento arrendevole che avrebbe impostato conto l’Inter, nella partita-chiave per la soluzione del Campionato. La squadra romana avrebbe lasciato sfilare la Capolista su un velluto di rose, pur di scongiure la possibilità di favorire l’odiata Roma nella corsa verso lo scudetto. Non credo che l’Inter (la squadra epica che ha bandito il Barça dalla finale di Champions Leaugue, in una sfida d’altri tempi combattuta nel covo del nemico e, per giunta, subendo un arbitraggio sfavorevole) avesse la necessità di favori dalla Lazio, che ha rischiato a lungo, nel corso della stagione, di inabissarsi sul fondo oscuro della classifica. Vorrei che qualcuno mi spiegasse come possa essersi sentito il tifoso laziale nel vedere il personaggio televisivo Totti ‘osare’ rovesciare i pollici, per comunicare: ‘Noi vinciamo lo Scudetto e voi marcirete in B’.
L’autentica contraffazione calcistica è andata in onda stasera davanti a milioni di persone. La Roma avrebbe avuto l’occasione di vendicare lo spirito sportivo del calcio battendo l’Inter ed aggiudicandosi il primo titolo della stagione. L’inferiorità della Roma è stata oggettiva: l’Inter sta alla Roma come la Nazionale brasiliana sta a quella del Singapore. Veniamo al nodo della sportività. Sono sportivi o meno i tifosi romanisti che hanno consumato la notte davanti all’hotel dove pernottavano i giocatori dell’Inter a schiamazzare, urlare, bivaccare, per non far chiudere occhio alla squadra? E poi, in campo, i giocatori della Lupa hanno compensato la loro insubordinazione picchiando come squadristi fascisti, provocando, gettando benzina sugli spalti. Un branco di miserabili. Questo è il senso della sportività che anima coloro che si sono permessi (strumentalmente) di porsi come i custodi della vocazione olimpica del calcio. È sportivo colui che sa accettare la sconfitta non reagendo in nessun modo né arrampicandosi sugli specchi in cerca di presunte giustificazioni di copertura. Un video vale mille possibili riferiementi o richiami: Totti, il cialtrone che si arricchisce con gli spot che mette in scena con la sua velina valorizzando la sua inconsistenza esistenziale, ha calciato un uomo al posto di un pallone. E pensare che negli ultimi anni, indirizzato da buoni consigli (sempre) interessati, era riuscito abilmente a camuffare la propria identità di villano di borgata col velo del simpaticone che sa essere sornione ed autoironico nonché capace di devolvere in beneficenza gli introiti di una raccolta di barzellette centrate sulla sua ignoranza o gaffaggine. Una trovata geniale, non c’è che dire. Calciare un uomo per non accettare l’inferiorità tecnico-tattica della propria squadra: ecco il senso dello sportività dei romanisti. Per non parlare delle violenze gratuite e salvagge di gente come Perrotta, Taddei, Burdisso. Lo stesso Totti ha picchiato duro già prima di calciare Balotelli al posto del pallone. Se la partita fosse stata arbitrata con rigore, la Roma avrebbe dovuto terminare la partita in sette contro undici. Questa squadra non merita di vincere alcunché. Meriterebbe di apprendere il senso della sportività sui campetti che si trovano alle spalle delle chiese della periferia capitolina, da bambini senza storia e sporchi di sudore e rabbia.

5 commenti:

  1. Da condannare assolutamente il comportamento di Totti, ma non bisogna tralasciare l'atteggiamento provocatorio dello stesso ragazzaccio Balotelli e soprattutto l'incontenibile scelleratezza di Materazzi che alla minima occasione si gettava a terra quasi morto per poi rialzarsi come un fringuello col risolino ebete sulle labbra.
    Tanti auguri all'Inter che ha vinto la Coppa Italia, sebbene ritenga che la squadra di Moratti poco abbia a che vedere con la bandiera verde, bianca e rossa. Certo non vedremo nessun interista nella formazione di Lippi.
    Forza Roma, nonostante tutto.

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  2. L'Inter non è cascata nella trappola banale delle provocazioni. Non ha perso la testa, perché non le conveniva. Aveva tutto da perdere. Il comportamento dei giocatori della Roma è stato ignobile: falli violenti e gratuiti, calcetti alla testa di giocatori a terra, spintoni. Questo non è calcio né sport. Si tratta piuttosto di un'evidente traccia di debolezza o di inferiorità. Il calcio di Totti è ingiustificabile e non esistono alibi che reggano. E' un delinquente prestato al calcio e ieri sera è caduta la maschera pubblicitaria. La bontà del mio parere è supportata dai commenti che sono apparsi sui più prestigiosi giornali europei, che non possono essere tacciati di faziosità. La Roma non è di certo più sportiva della Lazio. Vergogna romana. Riflesso di sconfitte annunciate.

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  3. A Francè! Quanta passione a buon mercato nel buttarsi tra le braccia dell'Inter. Ricordo bene quando mantenevi le distanze dalla squadra di Moratti. C'era la buonanima di Mancini e l'Inter non era così forte come lo è oggi. Squadra falsata dai miliardi di un proprietario-petroliere che acquista calciatori come fossero caramelle per il solo piacere di soddisfare un gioco infantile.
    Non vi pare che anche questa sia una vergogna per il mondo del calcio giocato? C'è forse proporzione tra l'Inter e le altre squadre economicamente meno forti? E allora fatemi il piacere. Ce n'è di roba di cui vergognarsi, oltre allo stupido calcio del campione giallorosso.
    Anch'io darei un calcione nelle terga di chi non rispetta un minimo criterio di eguaglianza nel mondo sporco del pallone.

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  4. C’è un filo rosso di coerenza nelle mie argomentazioni: sono sempre stati interista. Ai tempi del Liceo, l’aula diventava un ring il lunedì mattina: dovevo lottare contro la tracotanza impareggiabile degli juventini. Vivevo il calcio da fan senza essere fanatico. Non ho mai potuto sopportare Roberto Mancini: trovavo ingiusto che dall’oggi al domani un ex giocatore potesse guidare club come la Fiorentina e l’Inter senza avere alle spalle infinite domeniche consumate sui campi oscuri della periferia stando seduto sulla panchina della Casertana o della Spal. Durante le stagioni di Mancini ho protestato raffreddando le mie antiche passioni. Mi pare ingeneroso sostenere che sia salito sul carro del vincitore: il 5 maggio 2002 è stato un giorno più lungo degli altri per me. La tua riflessione è dettata dal rancore: già negli anni ’60 c’era un distacco madornale fra l’Inter e le squadre minori. Nessuno ricorda l’Inter di Helenio Herrera sostenendo che sia stata una squadra fasulla che non poteva non vincere. Era una squadra che ha scritto la storia del calcio mondiale. Massimo Moratti è proprietario dell’Inter dal lontano 1995. Da 15 anni investe con costanza per l’allestimento di una squadra che possa essere competitiva nel migliore dei modi possibili. Il suo impegno nel 1997 non era diverso da quello odierno. Poni un falso problema e rimuovi il nodo della questione: SARA’ DAVVERO UN CASO CHE L’INTER ABBIA INIZIATO A VINCERE SOLTANTO QUANDO E’ STATO SMANTELLATO IL SISTEMA MAFIOSO CHE GARANTIVA I SUCCESSI DELLA JUVENTUS DEGLI ANNI ‘90, QUELLI SI’ FALSATI ED ANTISPORTIVI. Veniamo a noi: L’EGUAGLIANZA CALCISTICA E’ GARANTITA DAL COMUNE RISPETTO DELLE REGOLE E DA COMPORTAMENTI SPORTIVI, NON DI CERTO DA DISCORSI FASULLI RELATIVI AL COGNOME STAMPATO SULLE MAGLIETTE: NON ESISTONO GLI ALIENI (considera la prova di Messi contro l’Inter nella semifinale di ritorno della Champions League…).

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  5. ... E poi, detto fra noi, definire Francesco Totti (detto Er Pupone) un 'campione' mi pare indecoroso, diseducativo nonché amorale. Non basta saper tirare un calcio di punizione o fare un colpo di tacco per essere un campione (pensiamo al Nino della Leva calcistica di De Gregori)...

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