L'individualismo elegante
Edward Hopper è un artista degno di essere amato, indipendentemente dai possibili condizionamenti indotti dallo stato umorale dell'osservatore posto dinanzi ad una della sue opere. Automat (1927) rappresenta bene, in una soluzione sintetica, i caratteri essenziali della sua arte. L'oggetto di Hopper è la solitudine dell'individuo metropolitano, di periferia, frequentatore di bar notturni e sonnambulo per vocazione per ammazzare la noia, il vuoto che pervade le voragini di non senso della modernità. Gli elementi dell'ambientazione pittorica non svolgono una funzione ornamentale o meramente decorativa . Sono strutture di senso che dilatano il cancro della passività che corrode il cuore del soggetto centrale della figurazione. L'angoscia dell'individuo, atomo contingente ed accidentale di una composizione mostruosa di sovrastrutture funzionali, non si converte mai in inquietudine. L'angoscia è la condizione dell'individuo consapevole che nel possibile tutto è possibile, è la rimozione psicologica di paracaduti di senso (siano essi religiosi o ideologici non ha importanza) capaci (un tempo magari) di scongiurare l'appiattimento individuale nei fumi dei locali notturni, nelle foschie di periferia respirate da puttane ad ore e da disperati. I soggetti di Hopper non dormono, dunque, non ne hanno ragione alcuna. Brancolano nella notte metropolitana che riflette fedelmente la profondità oscura del loro cuore ormai defenestrato e contagiato da infezioni esistenziali di ogni sorta. In ogni modo l'opera di Hopper non può essere intesa come una raffigurazione cronachistica del nichilismo moderno. C'è un elemento dirompente che spezza la passività della figurazione che, pur non introducendo un elemento dinamico, di azione liberatioria, in ogni mondo eleva il soggetto dal proprio fondo di desolazione. Si tratta della luce intensa che anima i notturni di Hopper. Rivelazione artificiale. Penetrazione insperata della nebbia. Luce al neon che seda l'anima placando gli sciabordii di pensieri, ricordi, sentieri esperiti centrifugati da un mondo, avvertito in lontananza, rispetto al quale l'alienazione scava un rifugio pubblico.
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