La vita è esperienza, cioè improvvisazione, utilizzazione delle occasioni; la vita è tentativo in tutti i sensi. Donde il fatto, a un tempo imponente e assai spesso misconosciuto, delle mostruosità che la vita ammette
Georges Canguilhem



mercoledì 24 dicembre 2008

Il vischioso male

Il Santo Natale del Signore impone delle riflessioni. Non può consumarsi nella fila dei centri commerciali, negli aromi delle cucine, nell'incenso della veglia nelle cattedrali. Non può essere mistificato dal sorriso perbenista che magari può far scivolare eccezionalmente una moneta nelle mali sudice di un mendicante. Non scintilla affatto nei brindisi incrociati, nei baci scambiati per la strada con persone che ti sogneresti di baciare in qualsiasi altro momento dell'anno, nelle sinfonie di sempre, ripetitive fino alla noia. Centinaia di film, di ricordi, di schemi concettuali ci hanno abituato a tutto ciò. E' tutto perfettamente scontato. L'eterno ritorno dell'identico. Lo spirito cristiano autentico (non sempre coincidente con le direttrici imposte dalla Chiesa cattolica) è molto distante dalle regole commerciali del supermarket della fede. Per tutte queste ragioni, sarebbe opportuno dedicare un pensiero a ciò che non emerge sul proscenio delle festività natalizie, a ciò che le luminarie lasciano in penombra. L'oggetto di questa riflessione è da ricondurre a quell'insieme variegato di persone (spesso invisibili) che sperimentano, proprio in questi giorni, un'intensificazione del loro male, del loro vischioso male. Sono i solitari per scelta o per nemesi, i depressi, gli angosciati, gli emarginati, i diseredati, gli emarginati, i falliti di ogni genere, gli internati, i reclusi. In questi giorni provano sulla loro pelle il senso della loro vacuità esistenziale. La società dei consumi non li considera perchè la loro presenza è di per sè la prova di un fallimento sociale. Non esistono, dunque. Sono delle ombre notturne, barlumi di foschia onirica, l'incubo di diventare qualcosa o qualcuno del genere. Pensarli o aiutarli afferma il senso autentico della caritas cristiana. Cristo trascorrerebbe con loro il suo compleanno, nella notte che sta per iniziare. Non ho dubbi al riguardo. Auguri a tutti.


L'immagine del "vischioso male" deriva dal passaggio iniziale di "Autobahn", uno dei sei racconti che componono Altri libertini (1980) di Pier Vittorio Tondelli, una delle opere che mi ha fatto più impressione durante e in seguito alla lettura. Il confronto con Altri libertini comporta un pugno allo stomaco, un pugno oltremodo salutare, però. Cito il passaggio:



Lacrime lacrime non ce n'è mai abbastanza quando vien su la scoglionatura, inutile dire cuore mio spaccati a mezzo come un uovo e manda via il vischioso male, quando ti prende lei la bestia non c'è da fare proprio nulla solo stare ad aspettare un giorno appresso all'altro. E quando viene comincia ad attaccarti la bassa pancia, quindi sale su allo stomaco e lo agita in tremolio di frullatore e dopo diventa ansia che è come un sospiro trattenuto che dice vengo su eppoi non viene mai.


Si tratta di un passaggio che amo alla follia. Mi capita di richiamarlo alla mente quando ho l'umore un pò altalenante. La bestia di Tondelli è riconducibile ad uno stadio depressivo. Con la mia riflessione, la depressione valica i confini della pena individuale per assumere una connotazione sociale, di cui sono portatori, come sentinelle notturne, gli alienati dal Natale cui ho fatto riferimento. Scrisse una volta Nelson Algren: "I politici e gli intellettuali mi annoiano, mi sembrano irreali; la gente che frequento è quella che mi pare vera: puttane, drogati, ladri; sono gli unici rimasti con qualcosa da dire e nessuno a cui dirlo":


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