I nodi al pettine
Finalmente è calato giù il sipario. Si sono spenti i riflettori su una campagna elettorale desolante, deformata dai proclami populistici, da venditore di pentole, trasmessi da ogni canale TV, di un premier che confonde sempre di più i desiderata escogitati da una patologica mania di grandezza, con le problematiche dirette, da confronto reale, del Paese. È nervoso. Non riesce ad imbavagliare la stampa libera delle democrazie liberali, non può camuffare, intorpidendo l’elettore cattolico e moralista, le proprie immorali vicende da don Giovanni incontenibile, amante della giovinezza.
Le elezioni per il rinnovo del Parlamento di Strasburgo sono abbinate ad una capillare tornata di prove amministrative. Si vota in ogni dove. Il responso delle urne, domani sera, lascerà intendere quale sia la condizione di salute delle opposizioni, svelando agli osservatori delle tribune elettorali la diagnosi delle patologie autodistruttive che hanno infettato integralmente i partiti sinistri. La compassione dell’elettore probabilmente non decreterà ragioni sufficienti per sciogliere il PD, il partito dalle infinite contraddizioni. È molto interessante la sfida a sinistra, fra la coalizione rossoverde e i veterocomunisti vinti dalla storia. È del tutto improbabile che entrambe le liste superino lo sbarramento del 4 %; è possibile che si attestino entrambe al di sotto della soglia. In ogni modo, Sinistra è Libertà sembrerebbe avere qualche chances in più. Me lo auguro vivamente.
Liberale di sinistra, sacrificando straordinariamente la condivisione dei contenuti del Manifesto del PES, ho votato per la prima volta per i Radicali. Era un'idea che vagava fra i miei pensieri dal giorno in cui la Curia proibì la cerimonia funebre di Welby, consentendo, al contempo, sepolture nelle cripte di chiese di campagna a padrini e camorristi. Una scelta radicale, testimonianza diretta della presa di coscienza di una crisi di orizzonti e valori programmatici che impone processi di rifondazione del centrosinistra italiano. Il coraggio di cambiare o la barbarie berlusconiana. Tertium non datur.
Le elezioni per il rinnovo del Parlamento di Strasburgo sono abbinate ad una capillare tornata di prove amministrative. Si vota in ogni dove. Il responso delle urne, domani sera, lascerà intendere quale sia la condizione di salute delle opposizioni, svelando agli osservatori delle tribune elettorali la diagnosi delle patologie autodistruttive che hanno infettato integralmente i partiti sinistri. La compassione dell’elettore probabilmente non decreterà ragioni sufficienti per sciogliere il PD, il partito dalle infinite contraddizioni. È molto interessante la sfida a sinistra, fra la coalizione rossoverde e i veterocomunisti vinti dalla storia. È del tutto improbabile che entrambe le liste superino lo sbarramento del 4 %; è possibile che si attestino entrambe al di sotto della soglia. In ogni modo, Sinistra è Libertà sembrerebbe avere qualche chances in più. Me lo auguro vivamente.
Liberale di sinistra, sacrificando straordinariamente la condivisione dei contenuti del Manifesto del PES, ho votato per la prima volta per i Radicali. Era un'idea che vagava fra i miei pensieri dal giorno in cui la Curia proibì la cerimonia funebre di Welby, consentendo, al contempo, sepolture nelle cripte di chiese di campagna a padrini e camorristi. Una scelta radicale, testimonianza diretta della presa di coscienza di una crisi di orizzonti e valori programmatici che impone processi di rifondazione del centrosinistra italiano. Il coraggio di cambiare o la barbarie berlusconiana. Tertium non datur.
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