La vita è esperienza, cioè improvvisazione, utilizzazione delle occasioni; la vita è tentativo in tutti i sensi. Donde il fatto, a un tempo imponente e assai spesso misconosciuto, delle mostruosità che la vita ammette
Georges Canguilhem



venerdì 20 novembre 2009

La carriòla

La verità sotto la maschera

Imperversano come raffiche di mitra le notizie che si affollano in quest’inconsueto caldo autunnale di novembre. Ci si confonde, si perde l’equilibrio a star dietro alle schiaccianti rotondità della cronaca e dell’attualità.
Da quando il cosiddetto caso Marrazzo ha nutrito pagine di giornali e schermi di telegiornali pare si sia conosciuto per la prima volta il fenomeno dei transgender (questo, mi pare, sia il termine corretto, quanto meno stando al linguaggio degli onnipresenti opinionisti di turno). Non c’è trasmissione televisiva, rivista scandalistica o giornale pseudo-serio che non lo innalzi a fenomeno del momento. Non c’è scampo, non c’è rimedio. Addirittura l’altro giorno, al supermercato… Eh no-no, non posso dispensarmi dal raccontarvelo…
Insomma, mi trovo alla cassa del supermercato con la mia spesuccia da pagare e il cassiere (nonché proprietario del supermarket) piuttosto che indicarmi quanto devo, afferra la pagina di una rivista e me la mostra. Sulle foto appare in tutta la sua affascinante femminilità una giovane con indosso un micro esemplare di biancheria intima (dire ‘micro’ è un eufemismo, dato che in alcune pose lo era talmente da scomparire del tutto). Alla vista delle foto esclamo di rimando: “Be’!, non credo mi interessi molto!”, e lui: “E’ un uomo!”. Delirio! Ma davvero non c’è scampo! Il voyeur continua a fare commenti sulla donna-uomo e dato che non gli do nessuna soddisfazione in proposito, mi fa: “Ma non vi hanno insegnato niente a scuola?”. !?! Già!, come se a scuola l’unica occupazione sia quella di stare a verificare il trait d’union che unisce la femminilità mascolina alla mascolinità femminea. E come se non bastasse (e con quest’ultimo appunto proprio non ho capito a cosa volesse andare a parare) scambia un’altra battuta con un ragazzo (il figlio, anche lui come il padre, improponibile. Ora so da chi ha preso!) e aggiunge: “E questo è pure un giornale di Berlusconi!”. Bah…
Ma pazzi del genere sono davvero tanto diversi da quei carabinieri che hanno dato fuoco alla miccia Marrazzo o dai giornalisti poco professionali che hanno pubblicato le foto sui giornali? Mi domando dove sia la differenza. E poi tutto sto’ putiferio. Come se Marrazzo fosse l’unico. È una goccia nel mare. In tutto questo traffico di idee sull’accaduto è poi difficile stare a valutare correttamente. Credo che ciò che abbia maggiormente colpito nella vicenda del governatore del Lazio sia quella sostanziale, labile linea di demarcazione che passa tra il come una persona sia nella realtà e come invece intenda apparire agli occhi degli altri. È l’eterno dibattito dell’essere e dell’apparire. Ciò che risulta incredibile è il dover affiancare alla figura dell’uomo impegnato politicamente, al padre di famiglia, al marito devoto l’altra figura dell’incauto uomo dedito a piaceri trasgressivi. Ma sarebbe venuta fuori la stessa solfa se l’avessero trovato con una donna? Probabilmente no. Eppure mi viene da pensare a quanti altri padri di famiglia, mariti ‘devoti’ e perbenisti con la puzza sotto il naso spendono i loro quattrini appresso a serate ammiccanti alla trasgressione e all’evasione dalla quotidianità. Non andrebbero pubblicati sui giornali anche i nomi di tanti altri estimatori del gioco fuori casa? Già, la privacy. Ma quant’è valida la teoria waldiana della maschera! Come ne ‘Il ritratto di Dorian Gray’, dove il giovane protagonista si copre di menzogne e di peccati di diversa specie eppure resta sempre bellissimo e senza nessuna macchia. Il quadro gli rivelerà la verità. La verità nascosta sotto la maschera.
È come quell’altra verità. Quella che fatica a venir fuori quando non si riesce a spiegare perché mai un uomo entra sano in carcere e ne esce morto. Qualcosa non torna, ma nessuno se ne preoccupa. Troppe noie, troppe responsabilità. Un uomo è morto. E allora?, era solo un detenuto. Povera dignità umana, calpestata come gracile filo d’erba.

Fanno bene a manifestare. Chi? Gli studenti. Questi sì, vogliono far valere una verità. La verità legata all’importanza dello studio e al potenziamento della mente. Tagliare i fondi destinati alla scuola è semplicemente immorale. Come si fa a costruire il futuro se non si investe sulla capacità dei giovani? Non hanno nessun altro settore su cui operare dei tagli? Tagliate gli stipendi dei politicanti, dei ministri e degli innumerevoli posapiano che fanno finta di governare il paese. Anzi, tagliateVI! Una riduzione del numero dei parlamentari non sarebbe appropriata per far fronte alla crisi? O della crisi economica debbono farsi carico solo i cittadini onesti, e checché ne dica Brunetta, lavoratori che non si risparmiano e fanno il loro dovere? Ultimamente diversi mafiosi e camorristi hanno visto i sorci verdi e le celle grigie. Qualcuno sostiene: “Grazie a Maroni”. Grazie a chi!? GRAZIE alla squadra mobile di Palermo che lavora in condizioni assurde, con auto-civetta (due per l’esattezza) avute in affitto. Grazie a loro, che fanno cento ore di lavoro straordinario, gliene riconoscono cinquantacinque e se ne vedono pagate trentacinque! Ditemi un po’ adesso: grazie a chi?
Cominciamo col riconoscere il giusto spazio alla verità, tanto bistrattata, tanto agognata.

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