La vita è esperienza, cioè improvvisazione, utilizzazione delle occasioni; la vita è tentativo in tutti i sensi. Donde il fatto, a un tempo imponente e assai spesso misconosciuto, delle mostruosità che la vita ammette
Georges Canguilhem



domenica 15 novembre 2009

Novembre . . .

Novembre: il mese dei morti. Quando gli alberi si spogliano e il freddo giunge a rinsecchire le ultime rose nel giardino e l’albero del melograno resta così, nudo, a mostrare coraggiosamente i suoi gravidi frutti, i paesaggi di collina si trasformano in deserti di paura, costellati da scheletri che tendono le loro braccia irte verso il cielo. Un grido dalla terra freme, nei tronchi di giorno, e la notte, la notte invece tutto tace. Silenzio. Il bosco non dice nulla. Solo gli occhi osano ancora scrutare. L’occhio rapace che tutto vuole inglobare. Ma la voce, di notte, nei boschi, la voce non ha luogo alcuno. E’ la Morte.
Amo i giorni di sole di novembre. La luce inonda la terra senza violenza. La terra è la regina e coabita con la luce come se fosse la sua ancella. La vedi lì, la terra compatta, brulla, ricoperta di foglie, che lancia i suoi frutti duri e secchi. E si sente la terra, fin dentro le ossa, a radicarci qui nella carne, con la carne, nella terra, con i funghi e i ciclamini. E’ la Morte.
A novembre i cimiteri sono un brulicare di fiammelle accese e di profumi. Si respira un’aria di vita, nei cimiteri, quasi di festa. Mi piace girare per il cimitero a novembre. I cimiteri sono per i vivi, non per i morti. Perché la memoria è dei vivi non dei morti. Piccole fiammelle accese che aprono il pensiero sulle vite, per lo più sconosciute, di quelli che sono morti e di quelli che sono ancora qui. Ricordo una donna l’anno scorso al cimitero. Anziana, vestita di nero, che venne incontro a me e mia madre, barcollando quasi, immersa nel suo lutto e ci ricordò il suo dolore col suo sguardo e le sue parole. Avevo dimenticato che da qualche mese aveva perso il marito. Il giorno dei morti è questo: ci si guarda e ci si riconosce, tutti sulla stessa barca, nessuna sorpresa di fronte a Lei. E’ la Morte.
Ah, ma quanti vuoti crea la Morte, quante distanze, quanti silenzi, quanta omertà, quante solitudini!
La Morte è dei vivi, la Morte è dei malati, la Morte è dei vecchi, la Morte è dei barboni, la Morte è dei terroristi, la Morte è delle vittime civili, la Morte è dei depressi, la Morte è degli ambiziosi, la Morte è dei poveri, la Morte è dei ricchi, la Morte è dei bambini, la Morte è degli adulti. Eppure, “la Morte è una macchia bianca sulla carta geografica del sociale” (Norbert Elias, La solitudine del morente). I viventi si identificano con molta difficoltà con i morenti, utilizzando quella strategia di difesa contro l’annientamento tipica dell’essere umano, che consiste sostanzialmente in uno stato di cecità esistenziale volto al superamento momentaneo del pericolo/contagio della Morte. Ma la Morte non è un pericolo, ahinoi! Si trasforma la Morte in pericolo, per poterla scongiurare o alleviare con mezzi tecnici, strutture sociali di organizzazione e di cura, per poterla incanalare anticipandola col pensiero ( e si gode di questa anticipazione strutturata). No, la Morte non è un pericolo, ahinoi!
La Morte è il motivo ontologico fondamentale, il cui pensiero spalanca l’abisso dell’Angoscia. E all’Angoscia, fortunatamente, non si sfugge mai. E’ la Morte.


Condoglianze Signor C.

Ci dovrebbe essere solo un lungo silenzio.
Tutti immersi in un lungo silenzio.
Eppure tutta questa gente ha sofferto un giorno.
E’ passata la Morte sulle loro ossa.
E ancora ci si ostina a parlare.
Forse far finta di nulla è meglio.
Guardare altrove.
Lasciare che il silenzio resti soffocato,
ma resti li, immobile
a tormentare a suo piacimento i momenti più vivi.
E la sera,
quando le coperte ci sono sopra
sentirlo nello stomaco trascinarci
verso un giorno altro.
Quel segreto che tutti conosciamo.
Quel sorriso cinico dei barboni alla stazione.
Quello è il silenzio che grida.
Si dovrebbe chiudere il sipario
con una grossa risata.

1 commento:

  1. Si tratta di un testo avvolto da una bellezza decadente molto seducente. Ti faccio davvero i miei più autentici complimenti. Il tuo sembrerebbe uno stile da artista francese...
    molto brava davvero

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