Cadute di stile
Gentilezza ci vuole, gentilezza. È talmente paradossale il periodo storico che sta attraversando le membra della nostra cara Repubblica che soltanto facendo appello alle regole della buona educazione e al bon ton maccheronico si può tentare, dico tentare, di non lasciarsi andare ad imprecazioni e a volgarità boccaccesche.
Ci vuole davvero una dose colma di serenità interiore e di filosofica indulgenza per non ribellarsi come indiani agli attacchi di Carter quando si presta orecchio alle vicende che saltellano tra le pagine di quotidiani, canali televisivi ormai recuperabili solo con la tecnica del digitale e talk show sempre più odiosi e maleducati. Sarebbe una buona idea quella di fregarsene del sistema digitale e godere dell’oscurità dello schermo televisivo: si eviterebbero, così, tutte le insalubri fecondità dell’arte (eufemismo) di fare televisione. Lo so, avete ragione, c’è sempre il telecomando a cui appigliarsi per uscir fuori dalla macchia indecente che si riflette sui nostri volti stralunati…ma perché, davvero ci sono alternative? D’accordissimo con Mirza quando attacca l’idiozia dei quiz televisivi. Ma fosse solo quello! Non so se v’è mai capitato di assistere ai ‘dibattiti’ che imperversano in televisione durante questi pomeriggi autunnali. Obbrobrio è dire poco. Ritorniamo un attimo all’idea prima dell’articolo. La gentilezza. Ma Santi Numi! Accendi la televisione e quei pazzi furiosi ti entrano in casa con escandescenze verbali, urli satanici, opinioni tutt’altro che logiche e ragionevoli, quasi si azzuffano come neanche gli uomini primitivi prima di diventare sapiens! Ma, insomma, che diavoleria è mai questa? E qualcuno impone la gentilezza ai pubblici impiegati. Io ne farei la bandiera dell’esistenza civile, e in ogni occasione, non solamente dietro la scrivania di un ufficio (vogliamo dimenticare le sgarberie che si incontrano in alcuni negozi o il menefreghismo iperbolico degli automobilisti o ancora l’assoluta caduta di memoria a proposito dei beneducati buongiorno, buonasera e dell’altrettanto gradevole risposta all’augurio che pure pare quasi scomparso nella fuliggine dei cervelli troppo impegnati a restar serrati nella loro pochezza? Provate ad entrare in luogo pubblico - ad esempio, uno studio medico o qualsiasi altro luogo in cui ci sono più persone in attesa - e a volgere il vostro saluto agli astanti… su una decina di persone forse soltanto quel tizio seduto nell’angolo vi degnerà di una risposta e neanche ad alta voce ma quasi tra i denti!).
Grazie all’evoluzione tecnologica è possibile ‘rubare’ anche quei pensieri che si ritiene di rendere noti solo al proprio vicino e che poi scopri siano entrati nel sapere comune di tanti e solo perché, molto elegantemente, qualcuno s’è preso la briga di registrare ciò che s’è detto quasi sottovoce. Una volta si considerava maleducazione origliare, spiare. Oggi tutto è possibile, oggi non ci sono più regole e il galateo se ne va al diavolo con l’universo infinito delle sue stramaledette regole da ricordare.
Bisognerebbe saper conquistare quella tranquillità spirituale sulla quale i monaci tibetani hanno costruito tutta la loro essenza. Ma chissà perché, appena si viene attaccati dalle opinioni degli altri, tac!, subito si risponde col contrattacco! E allora ti auguri di strozzare tutti quei poveri asini (massimo rispetto per la categoria, eh! Animale degnissimo che per un brutto scherzo del destino s’è visto appioppare quest’antipatico insulto senza motivo. L’asino è testardo. E allora?, è uno che ama le proprie opinioni!) che si son permessi di ‘scherzare’ sulle fantasie di un uomo soggetto al pentimento assolutorio. Scherzi della società moderna in cui tutto è possibile, tutto è gaio e giocoso. Anche i dittatori lo sanno. Ormai si invitano alle feste, gli si concede di portare con sé un centinaio di oche giulive bellocce e stordite alle quali viene regalato, terminato il party, un Corano con le seguenti incomprensibili parole d’accompagnamento: “Ricorda bella, il Corano è uno, i Vangeli sono quattro!”. ?!? Si sta perdendo il senso dell’orientamento?
Un padre consiglia al proprio figlio di espatriare, di lasciare l’Italia perché questa nazione non lo merita. Già. Mentre merita tutti gli altri milioni di deficienti che decidono di restare, nonostante tutto, magari in memoria di quell’altra storia, quella vera che si studia (o studiava?) a scuola, quella dei veri uomini, dei veri conquistatori della verità, dell’unità d’Italia, dei galantuomini, che non s’ingiuriavano solamente perché appartenenti a fazioni politiche diverse, ma che cercavano il dialogo e il confronto per il bene del Paese. Chi decide di restare decide di combattere il sistema dilagante dell’assurdo e dell’inetto. Anche se è poco, anche se il muro dell’ignoranza è alto.
Gentilezza ci vuole, gentilezza. Anche per mandare al diavolo i dissacratori della giusta Educazione.
Ci vuole davvero una dose colma di serenità interiore e di filosofica indulgenza per non ribellarsi come indiani agli attacchi di Carter quando si presta orecchio alle vicende che saltellano tra le pagine di quotidiani, canali televisivi ormai recuperabili solo con la tecnica del digitale e talk show sempre più odiosi e maleducati. Sarebbe una buona idea quella di fregarsene del sistema digitale e godere dell’oscurità dello schermo televisivo: si eviterebbero, così, tutte le insalubri fecondità dell’arte (eufemismo) di fare televisione. Lo so, avete ragione, c’è sempre il telecomando a cui appigliarsi per uscir fuori dalla macchia indecente che si riflette sui nostri volti stralunati…ma perché, davvero ci sono alternative? D’accordissimo con Mirza quando attacca l’idiozia dei quiz televisivi. Ma fosse solo quello! Non so se v’è mai capitato di assistere ai ‘dibattiti’ che imperversano in televisione durante questi pomeriggi autunnali. Obbrobrio è dire poco. Ritorniamo un attimo all’idea prima dell’articolo. La gentilezza. Ma Santi Numi! Accendi la televisione e quei pazzi furiosi ti entrano in casa con escandescenze verbali, urli satanici, opinioni tutt’altro che logiche e ragionevoli, quasi si azzuffano come neanche gli uomini primitivi prima di diventare sapiens! Ma, insomma, che diavoleria è mai questa? E qualcuno impone la gentilezza ai pubblici impiegati. Io ne farei la bandiera dell’esistenza civile, e in ogni occasione, non solamente dietro la scrivania di un ufficio (vogliamo dimenticare le sgarberie che si incontrano in alcuni negozi o il menefreghismo iperbolico degli automobilisti o ancora l’assoluta caduta di memoria a proposito dei beneducati buongiorno, buonasera e dell’altrettanto gradevole risposta all’augurio che pure pare quasi scomparso nella fuliggine dei cervelli troppo impegnati a restar serrati nella loro pochezza? Provate ad entrare in luogo pubblico - ad esempio, uno studio medico o qualsiasi altro luogo in cui ci sono più persone in attesa - e a volgere il vostro saluto agli astanti… su una decina di persone forse soltanto quel tizio seduto nell’angolo vi degnerà di una risposta e neanche ad alta voce ma quasi tra i denti!).
Grazie all’evoluzione tecnologica è possibile ‘rubare’ anche quei pensieri che si ritiene di rendere noti solo al proprio vicino e che poi scopri siano entrati nel sapere comune di tanti e solo perché, molto elegantemente, qualcuno s’è preso la briga di registrare ciò che s’è detto quasi sottovoce. Una volta si considerava maleducazione origliare, spiare. Oggi tutto è possibile, oggi non ci sono più regole e il galateo se ne va al diavolo con l’universo infinito delle sue stramaledette regole da ricordare.
Bisognerebbe saper conquistare quella tranquillità spirituale sulla quale i monaci tibetani hanno costruito tutta la loro essenza. Ma chissà perché, appena si viene attaccati dalle opinioni degli altri, tac!, subito si risponde col contrattacco! E allora ti auguri di strozzare tutti quei poveri asini (massimo rispetto per la categoria, eh! Animale degnissimo che per un brutto scherzo del destino s’è visto appioppare quest’antipatico insulto senza motivo. L’asino è testardo. E allora?, è uno che ama le proprie opinioni!) che si son permessi di ‘scherzare’ sulle fantasie di un uomo soggetto al pentimento assolutorio. Scherzi della società moderna in cui tutto è possibile, tutto è gaio e giocoso. Anche i dittatori lo sanno. Ormai si invitano alle feste, gli si concede di portare con sé un centinaio di oche giulive bellocce e stordite alle quali viene regalato, terminato il party, un Corano con le seguenti incomprensibili parole d’accompagnamento: “Ricorda bella, il Corano è uno, i Vangeli sono quattro!”. ?!? Si sta perdendo il senso dell’orientamento?
Un padre consiglia al proprio figlio di espatriare, di lasciare l’Italia perché questa nazione non lo merita. Già. Mentre merita tutti gli altri milioni di deficienti che decidono di restare, nonostante tutto, magari in memoria di quell’altra storia, quella vera che si studia (o studiava?) a scuola, quella dei veri uomini, dei veri conquistatori della verità, dell’unità d’Italia, dei galantuomini, che non s’ingiuriavano solamente perché appartenenti a fazioni politiche diverse, ma che cercavano il dialogo e il confronto per il bene del Paese. Chi decide di restare decide di combattere il sistema dilagante dell’assurdo e dell’inetto. Anche se è poco, anche se il muro dell’ignoranza è alto.
Gentilezza ci vuole, gentilezza. Anche per mandare al diavolo i dissacratori della giusta Educazione.
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