La vita è esperienza, cioè improvvisazione, utilizzazione delle occasioni; la vita è tentativo in tutti i sensi. Donde il fatto, a un tempo imponente e assai spesso misconosciuto, delle mostruosità che la vita ammette
Georges Canguilhem



venerdì 18 dicembre 2009

La carriòla

Cianfrusaglie...


Ma no, no! perché continuare a rivangare sull’episodio di domenica…no, basta così. Insistere sull’argomento anche in questo contesto significherebbe cedere alla sagra delle ovvietà. Come sarebbe, cosa intendo dire? Semplicemente che cadrei nel luogo comune delle banalità se decidessi di indirizzare anche la mia malconcia carriola verso il sentiero già battuto e lastricato ben bene dell’attentato casereccio di Piazza del Duomo. Già il Duomo…
Basta commentare le scene dell’aggressione mille e una volta proposte dalla televisione, dalla carta stampata e dall’immancabile plastico da salotto che Vespa costruisce nel momento esatto in cui gli comunicano l’ennesima notizia di cronaca (nera).
Come dici, basta violenza? Be’, sono d’accordo. Anche perché se non t’allontani all’istante credo che mi metterò ad urlare per un attacco di bile!
Caro lettore (per pessimismo cronico credo sempre di rivolgermi ad un pubblico ristretto. Immagino che a parte Francesco e Marta, sarà sicuramente poco numeroso il mio parterre d’ascoltatori), dunque… caro lettore, perdona l’incomprensibile dialogo che m’ha rubato il prologo di questo nuovo, fulminato articolo. Come sempre e nei momenti meno opportuni salta fuori quella povera vecchia pazza di casa che osa chiamarsi coscienza. Intendeva suggerirmi un discorsetto sugli ultimi avvenimenti che c’hanno tempestato timpani e retine oculari, ma io, non avendo alcuna intenzione di battibeccare su quest’assurda vicenda, procedo per conto mio senza fornire opinione al riguardo. Già mi pare si sia scatenato un inferno sulla fantasia psicolabile di un folle dalle tasche colme di souvenir e in proposito qualcuno ha proposto il seguente aforisma: “Nel Vangelo c’è scritto: ‘Chi non ha peccato, scagli la prima pietra’. Il pazzo, credendo d’essere savio ha condannato l’adultero”. Ma ora, prego, non andiamo oltre. Restando, però, in tema di violenze verbali da diradare, lasciatemi ancora uno spazietto, un angolino contenuto dove – lontana dalle grinfie di sua Perfezione la Coscienza – poter urlare tutto il mio barbarico imbestialimento contro un deficiente che crede di essere uno scrittore. Se non ricordo male la settimana scorsa a conclusione dell’articolo, vi consigliavo di mettere sotto l’albero di Natale un buon libro che aprisse la mente a nuovi mondi e a nuove scoperte. Be’, sottolineo buon libro. Dove voglio arrivare? Oh, semplicemente a SCONSIGLIARVI l’acquisto di un romanzo squallido e senza spessore (a parte il numero delle pagine) che ha per titolo: ‘La cattedrale del mare’. Flaccido, nojoso, senza alcun mordente, alla novantesima pagina decido di lasciarlo marcire nel dimenticatoio in attesa del suo prossimo trasloco verso le pareti incandescenti di un bel focolare. Ah, ecco il mio attentato dicembrino! E ho pure letto che qualche lettore dell’immondo romanzo, stimandolo oltre misura, lo ha posto sullo stesso piano de Il nome della rosa di Umberto Eco! SACRILEGIO! (Chi ha letto le avventure di Adso e di Fra Guglielmo sa cosa intendo).
Uh, no-no. Sta per risalirmi sul volto il colore giallognolo della bile, e col bianco pallido che mi contraddistingue non sposa affatto bene…
Mio caro empiastro d’un Ildefonso Falcones (tale l’autore del flagello letterario) ti consiglierei vivamente di continuare con quell’altra attività che forse ti si addice meglio, l’avvocatura. Solo, temo che anche le tue arringhe presentino lo stesso tepore flaccido delle invenzioni fatali ricamate a mo’ di perdita di tempo negli spazi vuoti a lato dei tuoi testi di diritto. Lascia il mestiere di scrittore agli scrittori veri, non tentare la fortuna, potrebbe caderti una tegola della cattedrale sulla testa.
Io, per riprendermi dallo shock causatomi dal tuo romanzo, ho deciso di tuffarmi nel mondo incantato di un altro spagnolo (scrittore autentico, stavolta) e del suo caro figlioccio che, mosso da amore verso il prossimo, affronta i mulini a vento e si batte in singolar tenzone per salvare l’onore della sua donzella Dulcinea del Toboso!
Ora vago per le strade della Mancia con Don Chisciotte e il suo scudiero Sancio Panza, i miei prodi cavalieri che m’hanno salvata dalla follia imperitura di un Ildefonso qualunque. Che il diavolo ti porti senza dimenticare per strada quell’altro genio di Dan Brown! Tutt’e due avreste bisogno di leggere qualche libro serio prima di decidere di pubblicarne uno dall’elevata incapacità letteraria.

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