La vita è esperienza, cioè improvvisazione, utilizzazione delle occasioni; la vita è tentativo in tutti i sensi. Donde il fatto, a un tempo imponente e assai spesso misconosciuto, delle mostruosità che la vita ammette
Georges Canguilhem



venerdì 5 febbraio 2010

La carriòla

Paradisi artificiali



L’ipocrisia infantile non smette mai di stupire, in diversi campi d’azione, oserei aggiungere. Stavolta è il turno della musica. Stiamo per essere travolti dall’onda anomala proveniente dal Mar Ligure; di solito si fa di tutto per evitare il naufragio (ogni anno è la solita solfa), e spesso ci si rende conto che pure una miserevole scialuppa di salvataggio non sia poi così adeguata all’impatto contro l’«evento» dell’anno. Insomma, occorre esser prudenti e starne alla larga, perché si sa, tutto gira intorno alle trovate pubblicitarie, ai disadattati di turno che cercano in un’intervista la loro celebrità o ai falsi successi televisivi del momento, ma sempre meno intorno alla musica che definirla di qualità, il più delle volte, appare ridicolo.
Insomma, vogliamo proprio occuparcene? L’ho detto, preferirei starne alla larga, perché ne va del mio equilibrio mentale; volentieri aderirei al partito dell’indifferenza e, perdonate il termine acre, allo snobismo più cruento. Ma tant’è. Mi butto nella bagarre, rischiando di perdere la mia integrità e tento di srotolare qualche pensiero sull’insolito caso Morgan v/s Sanremo.
Il cantante ha dichiarato di ricorrere alla cocaina quando deve lottare contro le sue crisi depressive. Morgan è un tipo fuori dal comune, un originale, un musicista interessante a parer mio e il modo con cui ritiene opportuno risolvere le sue angustie personali non mi riguardano né mi condizionano. Con questo non intendo affatto giustificare il rimedio con cui ha cercato d’alleviare le sue sofferenze, ma c’è da dire che chi adopera simili deterrenti è chiaramente immerso in uno stadio di profonda perdizione. Credo che il paradiso artificiale in cui ha trovato rifugio sia espressione di debolezza e di fragilità. Saper conquistare il proprio paradiso senza sostegni stupefacenti è la grandezza degli uomini forti. Chi, nelle angherie della vita, si basta per se stesso senza perdere l’equilibrio sul filo delle droghe è un valoroso.
Banale la sua esclusione dalla manifestazione canora. Hanno subito gridato allo scandalo - ipocriti! - quando è risaputo che nell’ambiente la droga non è poi così sconosciuta e demonizzata. Bisognerebbe allora iniziare anche ad escludere i calciatori dai campi di calcio, gli atleti dalle piste olimpiche, i ciclisti dai giri d’Italia, le modelle dalle sfilate di moda, i diversi professionisti dalle loro più svariate attività, i politicanti dalle aule parlamentari.
Curioso che abbiano preso tanto a cuore la faccenda proprio quegli sfaccendati della classe politica che si sono mostrati scandalizzati dall’infausta confessione del cantante milanese. Non sarà per caso che tale accanimento sia dovuto alla ben nota appartenenza del musicista a quell’ideologia politica che non s’incontra affatto con quella dei signori ministri intervenuti sulla questione? Mah, chi può dirlo. Mi pare, ad ogni modo, una ipocrisia sostenere che l’ammissione di far uso di droga possa influenzare le menti degli spettatori. Ciò potrebbe voler dire che chi legge i Paradisi artificiali di Baudelaire non è altro che un sicuro estimatore, nonché fumatore, di hashish, oppio ed eroina!
Ho letto Baudelaire. Anzi, devo dire di averlo apprezzato maggiormente proprio in quella che viene definita l’età critica: diciassette, diciotto anni. Si studiava il Decadentismo a scuola e il massimo esponente di questo periodo letterario è stato appunto il poeta francese. Mi entusiasmò tantissimo leggere le sue opere, eppure non mi sono mai persa nel labirinto delle sostanze stupefacenti. Inoltre, ci si ferma sempre al primo stadio. Voglio dire, Baudelaire oltre che essere un poeta maledetto è stato pure un acuto interprete di artisti quali Manet, Daumier e Delacroix. Le sue note critiche sull’arte contemporanea furono raccolte nel volume Curiosità estetiche. Gli sarà occorsa una certa sensibilità per poter scrivere d’arte. Non è stato, dunque, solo un povero diavolo alcolizzato!
Cosa temono questi valorosi prodi del falso perbenismo? Che i loro figli o i figli degl’italiani possano essere influenzati dalla ‘vita spericolata’ di Morgan? Non dovrebbero, invece, essere più attenti a controllare quali amici frequentano o i segreti nascosti in fondo allo zaino di scuola?
In realtà il musicista non ha fatto altro che dichiarare una verità, la sua verità. E’ stato sincero e la sincerità non ha fruttato nulla di buono. Quanti dovrebbero fare lo stesso e invece si nascondono dietro dichiarazioni bambinesche da riformatorio culturale?
Morgan è stato escluso dal concorso canoro, mentre magari veleggia all’orizzonte la prossima intervista televisiva del killer di turno o della pornostar all’ultimo grido. Le incongruenze della legge televisiva! Peccato, comunque. Escludendo Morgan magari ci hanno impedito l’ascolto di un buon brano musicale.

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