La vita è esperienza, cioè improvvisazione, utilizzazione delle occasioni; la vita è tentativo in tutti i sensi. Donde il fatto, a un tempo imponente e assai spesso misconosciuto, delle mostruosità che la vita ammette
Georges Canguilhem



lunedì 1 febbraio 2010

AIDS, scoperto l'enzima che può bloccare il virus
La lotta all’Aids segna una svolta attesa per 20 anni. I ricercatori dell’Imperial College di Londra e dell’Harvard University hanno comunicato su Nature una scoperta che potrebbe rivoluzionare le attuali terapie anti-HIV. Il team anglo-americano ha riprodotto in 3D la struttura dell’enzima integrasi: non una semplice proteina, ma la vera chiave della vita per il retrovirus dell’AIDS. È infatti in virtù dell’integrasi che l’HIV riesce a “incollare” il suo codice genetico nel DNA del paziente contagiato e a replicarsi colonizzando l’organismo. È come se fosse stata trovata la tessera mancante di un puzzle che si tentava di portare a termine da trent'anni. Prima di questo studio, finanziato dal Medical Research Council britannico e dai National Institutes of Health (Nih) americani, erano stati innumerevoli i tentativi falliti. Pur avendo consentito la commercializzazione di farmaci antiretrovirali capaci di bloccare l’integrasi, gli studiosi non ne comprendevano affatto il funzionamento. Ora la svolta ha la forma di un cristallo prodotto in laboratorio: al momento la copia più fedele dell’enzima integrasi, il punto di partenza per escogitare rimedi ancora più efficaci e tollerabili meglio. L’unico modo per determinare la struttura dell’enzima integrasi, quindi per capire come agiscono i farmaci che hanno questa proteina come “bersaglio” da colpire, era realizzarne una copia cristallina di alta qualità. Una vera e propria riproduzione in 3D, da sottoporre poi alla tecnica della diffrazione dei raggi X in modo da sezionarla in ogni parte, svelandone ogni segreto. In 4 anni di lavoro, gli scienziati londinesi e di Harvard hanno inanellato oltre 40 mila esperimenti ottenendo appena 7 tipologie di cristallo, di cui soltanto uno di qualità sufficiente a determinarne la precisa struttura tridimensionale. In particolare, gli studiosi sono riusciti a far crescere il cristallo di un enzima integrasi “chiesto in prestito” a un retrovirus poco noto, chiamato PFV (Prototype Foamy Virus). La corroborazione degli esperimenti è avvenuta con l'immersione dei cristalli in una soluzione di farmaci anti-HIV inibitori dell’integrasi (il Raltegravir e l’Elvitegravir): si è potuto osservare per la prima volta come la proteina-bersaglio viene agganciata e neutralizzata. L’effettiva struttura dell’enzima è apparsa abbastanza diversa rispetto a quella ipotizzata in passato. La scoperta può suggerire la via da seguire per migliorare le terapie anti-integrasi e scongiurare così eventuali resistenze.

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