La vita è esperienza, cioè improvvisazione, utilizzazione delle occasioni; la vita è tentativo in tutti i sensi. Donde il fatto, a un tempo imponente e assai spesso misconosciuto, delle mostruosità che la vita ammette
Georges Canguilhem



martedì 24 febbraio 2009

I s p i r a z i o n e
di Federica Passarelli

“Non so immaginare un artista senza ispirazione”. Mi sembrò stesse blaterando qualcosa di estremamente ovvio. “E’ chiaro che un artista deve essere rapito dall’ispirazione prima di creare alcunché”, risposi senza badare più di tanto al ragionamento che s’accingeva a propinarmi. “Certo, hai mai sentito parlare delle muse? Ogni artista ne ha una che fa al caso suo”, risposi ancora, quasi macchinalmente, alle sue affermazioni.
“Sì, ma cos’è una musa? Una giovane donna avvolta in un candido lenzuolo modello antica Roma, forse? No, no. Io credo ci sia qualcosa di più interessante nell’attimo creativo di un artista. Sì, qualcosa che…”, aveva ripreso a mormorare altre frasi senza conclusione.
“Si può sapere cosa diavolo vai farneticando, oggi?”, le urlai tentando di restare calma. Dovete sapere che periodicamente se ne viene fuori con strani argomenti e riflessioni senza tempo. Quel giorno, poi, mi sembrava particolarmente agitata. Chissà cos’altro le era venuto in mente!
“Ecco, ad esempio, prendiamo un musicista”, ricominciò senza dar tregua al mio mal di capo. “Beethoven è un buon esempio di musicista, no? Ecco, sappiamo che Beethoven negli ultimi anni della sua vita divenne sordo, però continuava a comporre musica. È questo forse merito soltanto dell’uomo?”. Oddio! pensavo, oggi è peggio del solito, pare impazzita.
“No! Se fosse solo merito dell’uomo allora l’ispirazione dove sarebbe andata a finire?”, continuò imperterrita nella sua arringa dinanzi ad un tribunale immaginario. Temevo che quello fosse solo il preludio di una sonata terribilmente lunga e articolata. Non mi sbagliavo! E va bene, pensai, sorbiamoci pure ‘sta sonata a Kreutzer, magari si calmerà e tornerà pacifica com’è solitamente quando non è turbata da questi attacchi di isteria ‘psico-filosofica’!
“Già, non può essere solo merito dell’uomo la creazione di un’opera d’arte. Voglio dire…e segui il mio ragionamento”, ed io invece stavo tentando di fare un giro col pensiero verso quel paio di scarpe che la mattina avevo visto in una vetrina di quel negozio…, “…segui il mio ragionamento, dunque, e dimmi se non ho ragione. Il fatto è che mi si fa sempre più chiara l’idea che la prova, come dire…probabile?, dell’esistenza di Dio la si ritrovi nell’artista”.
“Come dici?, perdonami, non ascoltavo. È che stamattina ho visto un paio…”, “no, non distrarti, ascoltami. Allora, dicevo. La prova dell’esistenza di Dio è nell’artista. Tu credi davvero che Beethoven abbia composto tutto da solo l’Inno alla gioia?”, era l’Inno alla gioia, non Kreutzer!, notai, “…alla gioia? Fu proprio lui a dire che la musica è la voce di Dio e colui che crea melodie non è altro che un mezzo di cui il Padre Eterno si serve per diffondere questa voce. Non è fantastico! Dio s’avvicina all’uomo mediante la partitura suggerendogli all’orecchio la comprensione d’un linguaggio che nella natura s’esprime assoluto. Attraverso l’arte l’uomo trova Dio in un cantuccio nascosto delle sue viscere! Il talento è l’espressione della divinità. Voglio dire, ammettiamo pure che l’uomo derivi esclusivamente dalla scimmia e si sia evoluto piano piano, che abbia fatto un percorso in salita migliorandosi continuamente - in virtù dell’evoluzione - sia esteticamente che mentalmente e che proprio grazie a queste migliorie abbia reso sicura la sua vita con la scienza, la tecnica, la medicina. Perché mai, dunque, avrebbe dovuto avvertire il desiderio di amare, di creare musica, di scrivere versi? L’uomo evoluto non avrebbe avuto bisogno di queste cose, gli sarebbe bastato d’aver inventato la ruota, il telescopio, la penicillina, i tribunali, l’arco a sesto acuto”, e con l’arco a sesto acuto completò la sua procella linguistica. Io continuavo ad ascoltare come un’ubriaca quell’incursione di parole e a momenti mi parve si fossero materializzate e volassero indisturbate tra le pareti della stanza. Ma devo dire che ne rimasi stupefatta! In fondo, pensai, non mi paiono pensieri degni d’un Aksèntij Ivànoviĉ Popriščìn!
“Cosa credi, che il Buonarroti abbia fatto tutto da se il Giudizio Universale? Nel senso, credi forse che quella profondità, quell’accuratezza nella scelta dei colori, quei corpi e quei volti dei dannati, siano esclusivamente opera delle mani d’un uomo? Ecco, con un’analisi spicciola da inesperti critici possiamo immaginare che inizialmente l’artista fosse mal disposto ad eseguire l’opera: un lavoro come tanti altri, probabilmente, un lavoro commissionato e che forse gli avrebbe anche rubato troppo, tanto tempo. Così, quasi costretto ad adempiere il suo dovere, Michelangelo diede sfogo ai suoi sentimenti. Ed ecco, meraviglia! Pian piano si va svelando quella luce dorata che gli si confondeva nel petto: come una crisalide che perde il suo vestito consunto per dar spazio alle ali, Michelangelo si spoglia della sua vecchia pelle di peccatore perché ormai quella luce dorata l’ha definitivamente redento. Quell’idea atea che in principio soffiava sull’opera va scomparendo: in punta di piedi affiora lo spirito di fede che inconsapevolmente aveva ispirato l’artista. E la nascita dell’uomo nuovo si pone parallelamente alla resurrezione del Cristo: l’alone di luce che circonda il Redentore evidenzia la scomparsa delle tenebre, l’abbandono della rabbia e del dolore; quel giallo così intenso, che si nasconde dietro la schiena possente del Risorto, rappresenta la gioia riscoperta”, concluse la sua analisi con un vigore e un’eccitazione tali che mi sembrava stesse per perdere i sensi. Ma riprese subito fiato e con un’espressione consueta a colui che ha appena fatto una nuova scoperta, esclamò: “L’artista possiede e custodisce nella sua anima una parte di cielo che il talento srotola sulla tela, sul pentagramma, sui fogli bianchi dell’esistenza”, e fu allora che mi ricordai di quei versi danteschi coi quali l’Alighieri definisce Dio come ‘l’Amor che move il sole e l’altre stelle…’, ma nel medesimo istante in cui la terzina mi faceva capolino dal cassetto dei ricordi, la finestra si spalancò di colpo, la memoria fu disarcionata dalle mie attenzioni e fui attirata a guardar fuori: i colori e i profumi della primavera invadevano tutta la pianura. La brezza che si sprigionava dagli alberi, il calore che si spandeva sui fiori all’orizzonte, il fragoroso pigolìo dei passerotti rannicchiati sui rami mi sussurravano all’orecchio quell’antica sinfonia e se ne approfittò colei che per l’intera mattinata m’aveva stordita con le sue teorie da filosofo mancato, colei che fino ad un attimo prima aveva declamato con ardore le sue rivelazioni, colei che gli uomini usano chiamare Coscienza, perché come un’eco si confuse nella vastità della mia anima: “…il sole e l’altre stelle…” e la natura mi parve che cantasse nel vento l’Inno alla gioia di Beethoven. Non Kreutzer, notai.

Credete che pensi a un dannato violino,
quando lo Spirito mi parla e scrivo ciò che mi detta?
(Ludwig Van Beethoven)

Non esiste nessun essere umano che non recepisca l’arte.
Ogni opera e ogni suo singolo mezzo provocano
in ogni uomo, senza eccezioni, una vibrazione,
che nel fondo è identica a quella dell’artista.

(Vasilij Kandiskij, Il suono giallo)

3 commenti:

  1. Il testo è di una bellezza disarmante, davvero bello, nel senso estetico del termine e prova che, in definitiva, anche un brano in prosa possa essere un veicolo di presentazione di una tesi estetica. Gli argomenti sostenuti sono molto seducenti. Non mi convincono, però. Un'estetica inclinata alla teologia non può convincermi. L'arte, infatti, è produzione (poiesis) artigianale più che manifestazione dell'esistenza di Dio. L'arte è la consacrazione della grandezza dell'uomo. Io e Federica abbiamo due concezioni diverse. Poi, sono convinto che proprio in virtù della sua "vecchia pelle di peccatore" Michelangelo abbia saputo rendere unicamente le torsioni e le pieghe sinuose dei soggetti della sua creazione. Michelangelo "conosceva" i corpi perchè li frequentava. Se avesse respirato incenso tutta la vita, piuttosto che concedersi incontri clandestini e massimamente oltraggiosi per la morale papalina, la volta della Cappella Sistina non avrebbe mai visto la luce. Un'estetica teologica è smentita inoltre dal binomio consueto creazione artistica-maledizione (stravaganza) dell'artista. In ogni modo non mi spingo oltre. Faccio i complimenti a Federica perchè ha scritto un testo che è formalmente e stilisticamente perfetto.

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  2. E chi ha parlato di estetica teologica! Santa misericordia!, non volevo arrivare a tanto! L'intenzione era qualcosa di diverso. Si fantasticava sull'artista (che non è un uomo qualunque!), sull'ispirazione (che non tutti possiedono!), sul gioco di parole perché la parola ispirare o inspirare vuol dire "soffiare dentro" e la parola spirito vuol pure significare "soffiare". Calma, calma!Il testo stesso tende a concludersi con un 'soffio': la finestra che si spalanca sull'orizzonte e lo sguardo che resta rapito dall'incanto della natura. A volte sei troppo cerebrale, Francy!!! Ma ti voglio bene per questo! E t'immagino con la tua espressione sorniona che filtra attraverso gli occhiali dietro i quali tenti invano di nasconderti.
    T'abbraccio fraternamente.
    Fede

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  3. Bhè..... carissima Fede cosa dire del tuo testo, è interessante, profondo..condivido! Dietro ogni ispirazione c'è una mano invisibile ke muove tt, sarà la fede ke m'influenza, ma credo ke in ogni cosa si fà, ci sia il soffio inebriante dello Spirito ke illumina le nostre menti, i nostri sensi, la nostra volontà conducendoci a fare cose ke umanamente nn sarebbe possibile...!!!
    Ognuno di noi ha un carisma, un dono ke può esprimere attraverso le proprie doti e condividerlo c gli altri attraverso l'espressione più profonda che gli viene dall'anima, sia la musica, la pittura e ogni genere d'arte, ma tt ciò naturalmente "per me" resta espressione di un Dio Padre, ke nella sua immensità elargisce queste capacità..!!!
    Ogni volta ke vediamo un'opera d'arte nn si può nn rimanere colpiti, rapiti, e chedersi: "come, è possibile ke l'uomo da solo, possa dare vita a tanta bellezza....!!!".

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