La vita è esperienza, cioè improvvisazione, utilizzazione delle occasioni; la vita è tentativo in tutti i sensi. Donde il fatto, a un tempo imponente e assai spesso misconosciuto, delle mostruosità che la vita ammetteGeorges Canguilhem
mercoledì 31 marzo 2010
sabato 27 marzo 2010
PIEMONTE
LIGURIA
LOMBARDIA
VENETO
EMILIA ROMAGNA
TOSCANA
UMBRIA
MARCHE
LAZIO
CAMPANIA
PUGLIA
BASILICATA
CALABRIA
Giochino terminato. Lunedì sera faremo i conti.
venerdì 26 marzo 2010
Ammettiamolo pure. Un po’ di delusione c’è. Ma come?, sembrava fosse stato raggiunto uno dei traguardi più ambiti e desiderati, quel traguardo che più di tutti aveva fatto scervellare numerosi presidenti della storia americana e che solo grazie ad Obama è riuscito a vedere la luce e ad essere osannato come la più grande riforma mai realizzata. Mi riferisco alla riforma sanitaria, quella che promette assistenza al novantacinque per cento degli americani e che finalmente è riuscita ad avere la sua brava attuazione ottenendo, fra l’altro, anche l’appoggio degli antiabortisti. Meraviglia del governo Obama, acclamato, a ragione, dal suo entourage e non solo. Eppure che ti va a capitare? Un vero e proprio inghippo alla maniera nostrana che scombina i piani facendo svaporare tutto l’entusiasmo per il risultato storico raggiunto. Insomma, per un vizio di forma nell’approvazione della legge sulla sanità, andato a ripescare chissà come e dove dagli oppositori repubblicani, occorrerà votare di nuovo. Sembra quasi il siparietto che si staglia di tanto in tanto nelle nostre perfette imperfezioni burocratiche. Ma tant’è.
Dalle nostre parti, invece, qualcuno s’è prodigato al fine di risolvere per sempre quei problemucci legati all’incomprensione di leggi e leggine proponendo una vera e propria risoluzione definitiva.
Rimandando di qualche giorno il tradizionale falò di San Giuseppe (dovete sapere che dalle nostre parti, quelle che vengono definite dei ‘terroni’ e non degli italiani, c’è ancora l’usanza, superata anch’essa, per carità, rispetto alle modernità più in voga nel resto della Penisola, c’è ancora l’usanza, dicevo, di allestire nella giornata del Santo più dimenticato e snobbato dell’universo celeste, un falò in ogni piazza o quartiere del paese, a cui di solito s’accompagna una piccola sagra mangereccia e a cui si partecipa andandosene in giro - senza l’automobile! - fin quando non si è troppo stanchi e bisognosi del riposo notturno), dunque, rimandando di qualche giorno il tradizionale falò di San Giuseppe, il ministro per la Semplificazione Normativa, quello che ha la cravatta color dell’invidia stretta al collo per intenderci, o quello, se volete, a cui Caronte avrebbe volentieri ceduto il posto di capo traghettatore, quello lì insomma, ebbene, questo losco figuro, saturo oltremisura dell’ambientino niente male del suo acheronte mentale, ha pensato bene di trasformarsi in un draghetto lanciafiamme per poter polverizzare all’istante trecentosettantacinquemila atti normativi definiti ‘inutili’. Misericordia!, e come avrà fatto a decidere quali buttare e quali conservare? Col giochino della margherita, forse?: “questa si brucia, questa no!”. Una vera forza della natura. Certo, ognuno poi ha i suoi bravi impegni da rispettare, e così mentre Calderoli gioca al piccolo piromane il suo compagno di divertimenti s’inventa un comizio in un’altra piazza (ben diversa da quelle in cui noialtri facciamo bruciare i nostri falò), ossia quella del Mercato di Brescia, ‘infiammando’ il suo popolo con la presentazione di Renzo (non quello manzoniano, è certo), suo figlio, leghista in erba, che si butta nel calderone della campagna elettorale. Potenza della politica! Anche se suo padre sostiene che lui manda avanti soltanto chi lavora. Ma non si tratta dello stesso giovane che era stato bocciato a scuola, o mi sbaglio? Be’, che dire, ne ha fatta di strada; spesso sono proprio questi i luminari che s’attaccano alla politica piuttosto che darsi all’agricoltura (e a proposito di campagna, io l’avrei inquadrato bene in un paesaggio agreste, piuttosto che in quello elettorale). Ma attenzione, non fraintendetemi. Provo il massimo rispetto per la categoria dei lavoratori agricoli, dato che anche per questo lavoro realmente faticoso occorre un buon cervello. Si vede che Renzo ha dovuto scegliere la strada meno impegnativa. Fenomeni da baraccone o meglio, da carroccione piuttosto, e abbiate la gentilezza di passarmi il neologismo su licenza poetica!
E mentre c’è chi pensa all’avvenire dei propri figli, qualcun altro pensa ai figli degli immigrati. Il presidente della Camera propone direttamente a…chi, alla Lega? la questione della cittadinanza per gli immigrati. Egli sostiene, infatti, che per i bambini, figli di immigrati, sia se nati in Italia, sia se nati all’estero ma trasferiti in tenera età nel nostro Paese, è necessario pensare ad un percorso breve per la cittadinanza. Ma dico! È fuori di testa? Come gli viene in mente di proporre un’idea simile alla Lega? Forse non lo sa che il Carroccio intende richiedere un test d’italiano per coloro - immigrati - che vogliono aprire un bar o un ristorante in Lombardia? Il consigliere regionale della Lega Nord (certo Cecchetti) ha sostenuto che la conoscenza dell’italiano è indispensabile per chi deve gestire un’attività di somministrazione di bevande o alimenti, in primo luogo per la sicurezza e la salute del consumatore (?). Pertanto, figuriamoci se si potrà mai riconoscere ai figli d’immigrati (che non parlano italiano, o milanese?) il diritto ad ottenere velocemente la cittadinanza italiana. Io, dal mio cantuccio, sostengo che la conoscenza dell’italiano sia indispensabile anche per poter svolgere attività politica o amministrativa e non solo. Congiuntivi e virtù grammaticali sono una rarità tra questi personaggi in cerca di gloria.
L’idea del presidente della Camera sarebbe comunque da assecondare, se non altro per evitare che s’allarghino all’intera Penisola quelle iniziative povere d’umanità che si sono affermate (guarda caso) in un paese della provincia di Vicenza: niente pranzetto per otto bambini delle elementari e della materna, ma panino (non si sa se vuoto) e bottiglietta d’acqua, perché i genitori dei piccoli non avevano pagato la retta della mensa.
Ora, dico io, non è che l’incresciosa iniziativa s’è delineata perché di questi otto bambini sei erano stranieri? Il sindaco leghista ha sostenuto che le regole sono regole per tutti e perciò vanno rispettate; il mondo non può essere dei furbi. No. Ma magari una parte di mondo è anche occupata da indigenti e così la Caritas di Vicenza s’è dimostrata pronta a coprire le spese di quelle otto famiglie, in quanto, sostiene la stessa, nessun bambino deve essere umiliato nella sua dignità, ancor prima che nei suoi bisogni primari. Ad ogni modo pare che dopo la magra figura fatta attraverso i titoli dei quotidiani e i servizi dei telegiornali, nel paesino della provincia di Vicenza gli otto bambini insolventi hanno potuto gustare un pasto completo.
Bene, dopo la lussuriosa panoramica sul décolleté flaccido di questa spossata Patria, riserviamoci un po’ di meritato riposo: non dimenticate che torna l’ora legale e che pertanto saremo costretti a dormire un’oretta in meno! L’estate sta avvicinandosi e qualcuno già s’industria ad innalzare gazebo in giardino. Fascino irresistibile della tanto ricercata abbronzatura presidenziale!
giovedì 25 marzo 2010
Le recenti elezioni regionali francesi dimostrano senza dubbio che non è affatto sufficiente far sapere in giro, magari ad arte, che la gran libertina è pronta a saltare ufficialmente su un altro letto, per scaldare i cuori delle casalinghe e magari limitare i danni causati dalla presa di coscienza dei limiti di un esecutivo pubblicitario, distante dai problemi quotidiani della gente.
venerdì 19 marzo 2010
Tra il quattordicesimo e il quindicesimo secolo si propagò in tutto l’Occidente, come mai era accaduto prima, un fenomeno che a quanto pare ancora non riesce a schiodarsi dall’infausto terreno della labilità umana: il fenomeno della stregoneria. Un fenomeno diffusosi nei secoli scorsi non solo presso le classi medie e umili del tempo, ma anche presso la classe colta e che si rivelò espressione di una generalizzata incertezza esistenziale. Fu così, dunque, che s’andò formando una sorta di sensibilità morbosa, che percepiva la vita come un mistero, in gran parte influenzato da forze extraumane e maligne capaci di essere sfruttate a proprio vantaggio solo con mezzi magici posseduti e conosciuti da persone dotate di particolari poteri, chiamate stregoni, dando così inizio a veri e propri processi, divenuti sempre più numerosi e volti a concludersi solitamente con la pena del rogo. Nello stesso tempo i dotti presero ad elaborare i primi importanti tratti di demonologia per offrire agli inquisitori argomentazioni sicure e metodi opportuni di azione: il “Formicarius” del domenicano Johan Nieder, uomo dotto cauto e prudente ma decisamente convinto della realtà e della pericolosità delle streghe!; il “Malleus Maleficarum” (ossia Martello delle streghe) dei domenicani tedeschi Jakob Sprenger e Heinrich Institor, pubblicato addirittura con l’approvazione dell’imperatore! Da allora i processi non si contarono più e solo la prudenza, a volte di qualche vescovo rinsavito o il risentimento sporadico della popolazione riuscirono a limitare la crudeltà delle torture, dei roghi e della ‘caccia alle streghe’. Ormai tutti erano convinti della loro esistenza, dal papa all’imperatore, dalle università agli stessi giudici laici e questo contribuì a favorirne un costante incremento che toccò la sua punta massima nel mille e seicento per poi esaurirsi soltanto dopo la metà del mille e settecento, nel “secolo della ragione”.
Il secolo della ragione avrebbe pertanto fatto cadere il sipario sulle convinzioni temerarie di alcuni infelici sostenitori della caccia alle streghe.
Eppure, com’è che ancora nel ventunesimo secolo, quello per intenderci, delle innovazioni tecnologiche, delle scoperte scientifiche, della ricerca medica, com’è, allora, che ancora oggi una infinita fetta d’umanità alza il lembo del tendone per farsi leggere la mano dalla fantomatica zingara e osservare il proprio avvenire attraverso l’aria opaca di una sfera magica? Per trovare un cantuccio in cui rifugiarsi quando si è sopraffatti da quella ‘incertezza esistenziale’ di cui si parlava prima… Che bestialità! Per caso non sarebbe più prudente e valido rintracciare la strada verso la certezza esistenziale scrutando dentro il proprio cratere dell’intelletto e della sapienza umana? Ognuno dovrebbe averne una modica quantità per non cadere nella trappola, almeno credo.
Altra bestialità senza limiti è quella di chi cerca il sentiero verso la felicità nel candore virgineo della polvere bianca. Anche questa è pura stregoneria, no? Tanto più quando nel percorrere tale via si calpesta la speranza di vita di un pargolo di otto mesi. Sull’argomento, però, devo fermarmi perché non riesco a trovare epiteti raffinati da destinare a quei due dannati che immeritatamente si sono arrogati il ruolo di genitori.
Elisa Claps murata viva all’interno delle mura di una chiesa… Ma siamo davvero sicuri di non esser saliti sull’aggeggio infernale del professor Zapotec che faceva viaggiare Topolino e Pippo indietro nel tempo?
Continua la caccia alle streghe e alle fattucchiere, l’affidamento alle capacità esoteriche di maghi e guru paesani… Ma che abbia inizio un sabba liberatorio, non quello di Valpurga! Ci si ricongiunga carnalmente al proprio intelletto e alla propria maturità spirituale! Al diavolo, è il caso di dirlo, tutte le corbellerie che l’epoca moderna ruba senza rossore ai tempi antichi…
“Perciò animo, poeta, fate parlare la
fantasia e tutti suoi coribanti: la saggezza,
la ragione, il sentimento, la passione;
ma ricordatevene, non senza un pizzico
di follia!”.
(Goethe, Faust)
venerdì 12 marzo 2010
Tempi duri, son tempi duri e confusi. Però, intanto, in tutto questo bailamme senza uscita una cosa lodevole s’è compiuta. Finalmente il tanto corteggiato legittimo impedimento è diventato legge! E che diamine!, almeno questa soddisfazione. Adesso per diciotto mesi possiamo star tranquilli, non accadrà nulla perché niente e nessuno potrà distrarre i nostri governanti dal loro ruolo istituzionale. E meno male. Poi, chissà, ne passeranno altri diciotto e altri ancora e se ci dice giusto, si potrà anche cadere in prescrizione. Magnifico!
Ora però avverto l’esigenza di affidarmi ad un buon libro. Sì, è d’uopo. Un caro, buon, vecchio libro che riesca a farmi naufragare verso spiagge incontaminate, colme di frutti e fiori: quelli della conoscenza.
Oppure no…, chissà, magari potrei distrarmi grazie all’estro inedito del chitarrista mancino di Seattle. Ecco, ci risiamo. Quando non si sa più come riemergere dall’oblio, le case discografiche che ti propongono? La raccolta inedita di certe vecchie glorie della musica. È il turno di Jimy Hendrix, magnifico esemplare di musicista talentuoso e insostituibile, a parer mio il migliore che l’universo musicale della cassa armonica a sei o dodici corde abbia avuto. In fondo, riassorbire tramite l’orecchio quei suoni metallici e quelle note traboccanti d’essenze magiche non è affatto un’idea malvagia. Mi allontana dalla confusione metallica che ci sovrasta senza pietà.
E così chiudo, ritiro la carriola dal mercato dei pensieri liberi e bivacco sulle lucide follie di un artista eterno come i classici della letteratura.
Ad maiora.
sono un telespettatore attento. Avevo assunto da sempre il TG1 come organo della mia informazione televisiva. Era una scelta che derivava esclusivamente dall'obiettiva valutazione del prestigio che si addice ad una testata istituzionale, del tutto indipendentemente dalle simpatie politiche o dalle frequentazioni amichevoli del direttore di turno. Gad Lerner o Clemente Jackie Mimun valevano lo stesso. Questa convinzione è stata cancellata dal disgustoso editoriale del direttore Minzolini, con il quale è stata bandita la presunta assurdità di una manifestazione pubblica cui hanno aderito migliaia di liberi cittadini. Numerosi amici mi confermano di avere la stessa sensazione che ho provato anch'io: si sta tentando di portare avanti il progetto inqualificabile di rendere il "nostro" telegiornale di riferimento, il telegiornale di tutti i cittadini italiani, uno strumento mediatico nelle mani della maggioranza di governo. Rimpiango con sconforto e frustazione la direzione di Gianni Riotta, oggetto della mia stima incondizionata. Ascoltate le condanne emesse dal direttore durante il suo intervento non richiesto da nessuno - quelle condanne arbitrarie e servili scandite in un minuto hanno vanificato la possibilità di intervistare una delle tante prestigiose personalità del mondo della cultura che hanno aderito alla manifestazione - ho spento immediatamente il televisore. Da domenica non vi seguo più. SKY TG 24 vi ha sostituiti. Motivando la scelta, sono riuscito a convincere tanti amici e conoscenti a seguire il mio esempio. Non vi seguiremo più finchè il vostro direttore inadeguato resterà al proprio posto.
Saluti
dr. Francesco Giampietri
mercoledì 10 marzo 2010
venerdì 5 marzo 2010
La candidatura è stata sospesa? Bene, mi pare giusto. E che, solo il comune cittadino deve essere assoggettato al rispetto delle regole? Non mi pare ci siano condizioni risolutive quando un povero Cristo si trova nell’impossibilità materiale di ottemperare ai suoi obblighi burocratici.
Questi falsi lavoratori dello Stato, poi, non sapendo a cosa appigliarsi, escogitano l’idea di ricorrere al reato di violenza privata nei loro confronti. Ma come non si può non ridere su certe buffonate cosmiche?! Eppure, a quanto pare, s’è trattato di un semplice inconveniente tecnico. Lo stacanovista incaricato alla consegna degli incartamenti pare sia stato colpito dai morsi della fame proprio un attimino prima di affidare le liste ai competenti uffici. Pare che lo sventurato abbia, poi, confessato sospirando: “S’era fatta nà certa e me so annato a fa nà mezza!”.
Nel frattempo si provvede a colpire l’articolo diciotto dello Stato dei Lavoratori. La legge ideata permetterà di (r)aggirare la norma che impone il reintegro dei dipendenti licenziati senza giusta causa: a chi viene assunto sarebbe consentito di rinunciare alla tutela, affidando il contenzioso a un arbitrato. In pratica si va ad indebolire ancora di più la posizione dei lavoratori. E così, mentre da un lato gli dei di Montecitorio si preoccupano di ottenere il reinserimento delle loro liste (e già, come farebbero altrimenti a vivere senza strofinare le natiche sui tanto desiderati scranni parlamentari?) dall’altra ci sono i lavoratori che ancora una volta non vedono riconoscersi il sostegno dovuto (e restano con le natiche all’umido).
La disoccupazione aumenta e il posto di lavoro assume sempre più le sembianze di una chimera. I nostri anziani suggeriscono: “Bisogna ritornare alla terra…”. E mi chiedo a quale, se adesso non ci si può più fidare neanche del caro, buon vecchio tubero che per secoli ha sfamato popolazioni intere! Ditemi quello che volete in proposito, ma le patate transgeniche proprio non mi stimolano l’appetito! L’imprenditrice agricola Giulia Maria Crespi, consigliere dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, sostiene che innanzitutto l’Italia è il posto peggiore per usarli, perché non abbiamo coltivazioni estese, quindi i pollini ogm si spargerebbero ovunque contaminando le altre colture rendendo impossibile l’agricoltura biologica. Inoltre, ella afferma che non si ottengono prodotti più sani con gli ogm in quanto anticrittogamici e concimi chimici sono comunque necessari e a tal proposito fa riferimento all’Argentina e agli Stati Uniti dove gli ogm, usati ormai da tempo, non hanno fatto altro che danneggiare i terreni rendendoli completamente aridi. L’imprenditrice rivolge il suo monito anche alla Chiesa che, nell’avallare la produzione transgenica, non ha tenuto conto di quanto dice la Sacra Scrittura: “La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie”. Ella sostiene, infine, che i semi ogm arricchiscono soltanto le multinazionali, poiché il sessanta per cento di tale mercato se lo spartiscono pochi grandi gruppi. I contadini sono costretti a pagare royalties per acquistare semi sterili o, nel migliore dei casi, difficili da riprodurre senza le tecnologie fornite dalle stesse multinazionali a caro prezzo.
In tutto questo caos farfugliante l’impossibile, l’unica via d’uscita mi sembra di intravederla sulla strada che porta alle Scuderie del Quirinale. Caravaggio avrebbe saputo ritrarre il quadro dell’epoca moderna con i suoi fondi neri e i suoi rossi cangianti in primo piano. Avrebbe tratto ispirazione dalle immagini desolanti e cupe di questi strani giorni senza tempo. Avrebbe potuto rendere forse l’idea di ciò che accade.
martedì 2 marzo 2010
Addio Riccardo
Sarai ricordato a lungo non solo per la tua professionalità che ti faceva distinguere come penalista di valore, ma anche come persona animata da una generosità traboccante. La nostra conoscenza risale all’inverno del 2004, quando entrambi partecipammo alla fondazione del progetto di Città Nuova, volto a definire un centrosinistra credibile per la nostra realtà locale. Nonostante provenissimo da formazioni politiche profondamente diverse – liberalprogressista la mia, democristiana e conservatrice la tua - diventammo presto amici. Fui un testimone diretto della tua “sorprendente” elezione in Consiglio comunale fra i banchi dell’opposizione ai quali sono (ahimè!) abituato quasi per vocazione esistenziale. Nel pomeriggio dello spoglio elettorale mi chiedesti di accompagnarti nei seggi, per fare un calcolo delle probabilità di una tua elezione. Dopo aver visitato soltanto due sezioni, ti preannunciai l’elezione. Stentavi a credermi. Mi offristi una Schweppes. Qualche giorno dopo informasti mio padre sul fatto che avesse un “figlio rivoluzionario”. Ancora oggi non ho capito il senso di quella rivelazione. Le nostre strade si separarono già nel 2006 o 2007, non ricordo bene, perché decidesti di abbandonare i banchi dell’opposizione per diventare consigliere di maggioranza con delega al Centro Storico. Svolgesti con passione quell’incarico, come un bambino che sa di essere bravo ed intende dimostrarlo al mondo. Non compresi mai quella tua scelta. Quando ti candidasti con Città Nuova sapevi di essere finito “a sinistra”. Da allora cadde il sipario sul nostro rapporto e sulla tua carriera politica. Mi dispiacque sul serio. Rimpiango i giorni andati di Città Nuova, i miei 21 anni di allora, quei giorni infiniti consumati fino a notte inoltrata nella fumosa sede elettorale di viale Vittorio Emanuele.
Ciao Riccardo . . .
pace per il ponte, pace per il vino,
pace per le parole che mi frugano
più dentro e che dal mio sangue risalgono
legando terra e amori con l'antico
canto; e sia pace per le città all'alba
quando si sveglia il pane, pace al fiume
Mississippi, fiume delle radici:
e pace per la veste del fratello,
pace al libro come sigillo d'aria,
pace per il gran kolchoz di Kiev;
e pace per le ceneri di questi
morti, e di questi altri morti; sia pace
sopra l'oscuro ferro
di Brooklyn, sia pace al portalettere
che entra di casa in casa come il giorno,
pace per il regista
che grida nel megafono rivolto
ai convolvoli, pace per la mia
mano destra che brama soltanto
scrivere il nome di Rosario, pace
per il boliviano segreto come
pietra nel fondo d'uno stagno, pace
perché tu possa sposarti; e sia pace
per tutte le segherie del Bío-Bío,
sia pace per il cuore lacerato
della Spagna partigiana:
sia pace per il piccolo Museo
di Wyoming, dove la più dolce cosa è un cuscino con un cuore ricamato,
pace per il fornaio e i suoi amori,
pace per la farina,pace per tutto il grano
che deve nascere, pace per ogni
amore che cerca schermi di foglie,
pace per tutti i vivi,
pace per tutte le terre e per le acque.
E ora qui vi saluto,
torno alla mia casa, ai miei sogni,
ritorno nella Patagonia, dove
il vento fa vibrare
le stalle e spruzza ghiaccio
l'oceano. Non sono che un poeta
e vi amo tutti, e vago per il mondo
che amo: nella mia patria i minatori
conoscono le carceri e i soldati
danno ordini ai giudici.
Ma io amo anche le radici
del mio piccolo gelido paese.
Se dovessi morire mille volte,
io là vorrei morire:
se dovessi mille volte nascere,
là vorrei nascere,
vicino all'araucaria selvaggia,
al forte vento che soffia da Sud,
alle campane comprate da poco.
Nessuno pensi a me.
Pensiamo a tutta la terra, battendo
dolcemente le nocche sulla tavola.
Io non voglio che il sangue
torni a inzuppare il pane,
i legumi, la musica:
ed io voglio che vengano con me
la ragazza, il minatore,
l'avvocato, il marinaio,
il fabbricante di bambole e che entrino
con me in un cinema e che escano a bere
con me il vino più rosso.
Io qui non vengo a risolvere nulla.
Sono venuto solo per cantare
e per farti cantare con me.