La vita è esperienza, cioè improvvisazione, utilizzazione delle occasioni; la vita è tentativo in tutti i sensi. Donde il fatto, a un tempo imponente e assai spesso misconosciuto, delle mostruosità che la vita ammette
Georges Canguilhem



lunedì 1 marzo 2010

Il PDL? Semplicemente non esiste

Si può sostenere legittimamente che i Radicali siano rompiscatole per vocazione, libertari barricaderi, coerentemente così romantici ed idealisti da aver rinunciato per mezzo secolo all’opportunità di occupare le poltrone per le quali, pur di non perderle, un democristiano sarebbe stato disposto anche a vendere la madre al mercato nero. Tendono alla dispersione e al disordine per indole: nel corso degli anni Novanta guardavano più a Berlusconi che alle forze della sinistra postcomunista: Pannella si inventò una lista comune con Sgarbi. In realtà, al di là della professione del liberismo made in USA e della solidarietà filoistraeliana (che in parte sono ancora tabù per la sinistra italiana), sono incompossibili con la destra, poiché non sono addomesticabili né subordinabili ai proclami dettati dall’Oltretevere. Da qualche anno sono rientrati nella galassia del centrosinistra. È legittimo contestarli, ma non si può certo dire che non siano leali o che si vendano per un pugno di bottoni: nel corso del governo Prodi II furono i samurai della coalizione, fedeli ed affidabili fino all’affossamento dell’esecutivo, caduto per effetto del mercimonio dei senatori di maggioranza ingaggiati da Berlusconi (Mastella, Dini ed altri). È legittimo contestarli, ma non si può certo dire che siano violenti. Sono insidiosi come uno sciame di mosche impazzite, sempre pronti a contestare l’incontestabile e a saltare il pranzo e la cena per qualche giorno. Ma non menano le mani come potrebbe fare una banda proveniente da Casa Pound o da un una sezione nera dell’estrema destra. La denuncia avanzata dal PDL ai Radicali per “violenza fisica” è un’autentica follia costruita su una colossale menzogna, volta soltanto a vincere la rassegnazione dei militanti con l’indicazione di un “nemico”, per il quale possa ancora avere un senso l’impegno elettorale per una competizione in parte compromessa. L’appello rivolto dalla Regina dei salotti al Presidente Napolitino, su suggerimento del sindaco “barese”, è l’elogio dell’arroganza berlusconiana: come si può chiedere al Garante delle istituzioni di legittimare un abuso? La manifestazione di piazza contro il golpe, ovvero la negazione del diritto al voto del “partito dei partiti” in cui si riconoscono “tutti” gli Italiani, è una pièce da Bagaglino: si è mai visto un gruppo sociale protestare in piazza contro la propria incapacità pubblica? Sono comprendibili le crisi isteriche della Polverini, che finge comunque di ignorare che il suo entourage è composta da gente che vive di regole infrante. La (pre)potenza, legittimata dalle prassi del Premier, induce a ritenere che le regole valgano solo per gli altri e che il termine ultimo delle ore 12 (previsto per la presentazione delle liste) non possa certo ostacolare la possibilità di mangiare un panino o modificare gli elenchi sotto la dettatuta dell’ultimo secondo (beate libertà). La mediocrità e la banalità dei Berluscones spiana la strada ad Emma Bonino, che magari non ne avrebbe avuto neppure bisogno.

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