La vita è esperienza, cioè improvvisazione, utilizzazione delle occasioni; la vita è tentativo in tutti i sensi. Donde il fatto, a un tempo imponente e assai spesso misconosciuto, delle mostruosità che la vita ammette
Georges Canguilhem



venerdì 26 marzo 2010

La carriòla


Ma il cielo è sempre più blu...uh-uh...



Ammettiamolo pure. Un po’ di delusione c’è. Ma come?, sembrava fosse stato raggiunto uno dei traguardi più ambiti e desiderati, quel traguardo che più di tutti aveva fatto scervellare numerosi presidenti della storia americana e che solo grazie ad Obama è riuscito a vedere la luce e ad essere osannato come la più grande riforma mai realizzata. Mi riferisco alla riforma sanitaria, quella che promette assistenza al novantacinque per cento degli americani e che finalmente è riuscita ad avere la sua brava attuazione ottenendo, fra l’altro, anche l’appoggio degli antiabortisti. Meraviglia del governo Obama, acclamato, a ragione, dal suo entourage e non solo. Eppure che ti va a capitare? Un vero e proprio inghippo alla maniera nostrana che scombina i piani facendo svaporare tutto l’entusiasmo per il risultato storico raggiunto. Insomma, per un vizio di forma nell’approvazione della legge sulla sanità, andato a ripescare chissà come e dove dagli oppositori repubblicani, occorrerà votare di nuovo. Sembra quasi il siparietto che si staglia di tanto in tanto nelle nostre perfette imperfezioni burocratiche. Ma tant’è.
Dalle nostre parti, invece, qualcuno s’è prodigato al fine di risolvere per sempre quei problemucci legati all’incomprensione di leggi e leggine proponendo una vera e propria risoluzione definitiva.
Rimandando di qualche giorno il tradizionale falò di San Giuseppe (dovete sapere che dalle nostre parti, quelle che vengono definite dei ‘terroni’ e non degli italiani, c’è ancora l’usanza, superata anch’essa, per carità, rispetto alle modernità più in voga nel resto della Penisola, c’è ancora l’usanza, dicevo, di allestire nella giornata del Santo più dimenticato e snobbato dell’universo celeste, un falò in ogni piazza o quartiere del paese, a cui di solito s’accompagna una piccola sagra mangereccia e a cui si partecipa andandosene in giro - senza l’automobile! - fin quando non si è troppo stanchi e bisognosi del riposo notturno), dunque, rimandando di qualche giorno il tradizionale falò di San Giuseppe, il ministro per la Semplificazione Normativa, quello che ha la cravatta color dell’invidia stretta al collo per intenderci, o quello, se volete, a cui Caronte avrebbe volentieri ceduto il posto di capo traghettatore, quello lì insomma, ebbene, questo losco figuro, saturo oltremisura dell’ambientino niente male del suo acheronte mentale, ha pensato bene di trasformarsi in un draghetto lanciafiamme per poter polverizzare all’istante trecentosettantacinquemila atti normativi definiti ‘inutili’. Misericordia!, e come avrà fatto a decidere quali buttare e quali conservare? Col giochino della margherita, forse?: “questa si brucia, questa no!”. Una vera forza della natura. Certo, ognuno poi ha i suoi bravi impegni da rispettare, e così mentre Calderoli gioca al piccolo piromane il suo compagno di divertimenti s’inventa un comizio in un’altra piazza (ben diversa da quelle in cui noialtri facciamo bruciare i nostri falò), ossia quella del Mercato di Brescia, ‘infiammando’ il suo popolo con la presentazione di Renzo (non quello manzoniano, è certo), suo figlio, leghista in erba, che si butta nel calderone della campagna elettorale. Potenza della politica! Anche se suo padre sostiene che lui manda avanti soltanto chi lavora. Ma non si tratta dello stesso giovane che era stato bocciato a scuola, o mi sbaglio? Be’, che dire, ne ha fatta di strada; spesso sono proprio questi i luminari che s’attaccano alla politica piuttosto che darsi all’agricoltura (e a proposito di campagna, io l’avrei inquadrato bene in un paesaggio agreste, piuttosto che in quello elettorale). Ma attenzione, non fraintendetemi. Provo il massimo rispetto per la categoria dei lavoratori agricoli, dato che anche per questo lavoro realmente faticoso occorre un buon cervello. Si vede che Renzo ha dovuto scegliere la strada meno impegnativa. Fenomeni da baraccone o meglio, da carroccione piuttosto, e abbiate la gentilezza di passarmi il neologismo su licenza poetica!
E mentre c’è chi pensa all’avvenire dei propri figli, qualcun altro pensa ai figli degli immigrati. Il presidente della Camera propone direttamente a…chi, alla Lega? la questione della cittadinanza per gli immigrati. Egli sostiene, infatti, che per i bambini, figli di immigrati, sia se nati in Italia, sia se nati all’estero ma trasferiti in tenera età nel nostro Paese, è necessario pensare ad un percorso breve per la cittadinanza. Ma dico! È fuori di testa? Come gli viene in mente di proporre un’idea simile alla Lega? Forse non lo sa che il Carroccio intende richiedere un test d’italiano per coloro - immigrati - che vogliono aprire un bar o un ristorante in Lombardia? Il consigliere regionale della Lega Nord (certo Cecchetti) ha sostenuto che la conoscenza dell’italiano è indispensabile per chi deve gestire un’attività di somministrazione di bevande o alimenti, in primo luogo per la sicurezza e la salute del consumatore (?). Pertanto, figuriamoci se si potrà mai riconoscere ai figli d’immigrati (che non parlano italiano, o milanese?) il diritto ad ottenere velocemente la cittadinanza italiana. Io, dal mio cantuccio, sostengo che la conoscenza dell’italiano sia indispensabile anche per poter svolgere attività politica o amministrativa e non solo. Congiuntivi e virtù grammaticali sono una rarità tra questi personaggi in cerca di gloria.
L’idea del presidente della Camera sarebbe comunque da assecondare, se non altro per evitare che s’allarghino all’intera Penisola quelle iniziative povere d’umanità che si sono affermate (guarda caso) in un paese della provincia di Vicenza: niente pranzetto per otto bambini delle elementari e della materna, ma panino (non si sa se vuoto) e bottiglietta d’acqua, perché i genitori dei piccoli non avevano pagato la retta della mensa.
Ora, dico io, non è che l’incresciosa iniziativa s’è delineata perché di questi otto bambini sei erano stranieri? Il sindaco leghista ha sostenuto che le regole sono regole per tutti e perciò vanno rispettate; il mondo non può essere dei furbi. No. Ma magari una parte di mondo è anche occupata da indigenti e così la Caritas di Vicenza s’è dimostrata pronta a coprire le spese di quelle otto famiglie, in quanto, sostiene la stessa, nessun bambino deve essere umiliato nella sua dignità, ancor prima che nei suoi bisogni primari. Ad ogni modo pare che dopo la magra figura fatta attraverso i titoli dei quotidiani e i servizi dei telegiornali, nel paesino della provincia di Vicenza gli otto bambini insolventi hanno potuto gustare un pasto completo.
Bene, dopo la lussuriosa panoramica sul décolleté flaccido di questa spossata Patria, riserviamoci un po’ di meritato riposo: non dimenticate che torna l’ora legale e che pertanto saremo costretti a dormire un’oretta in meno! L’estate sta avvicinandosi e qualcuno già s’industria ad innalzare gazebo in giardino. Fascino irresistibile della tanto ricercata abbronzatura presidenziale!

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