In memoria di G. A. Sarò pure un materialista d'altri tempi, ma ho sempre ritenuto che soltanto con le opere si possa sfuggire alla morte. Sono determinate azioni, oppure determinati oggetti a far sì che possa essere costantemente rinnovato il ricordo del defunto nei cuori di quanti autenticamente lo amavano. Le prediche consolatorie imparate a memoria dai preti hanno una blanda funzione sedativa, che però dura soltanto qualche giorno ed esclusivamente per le anime più semplici ed innocenti. Il cristianesimo (con le sue diverse correnti liturgiche) è la più nobile filosofia della consolazione. In realtà il postulato dell'esistenza del Dio misericordioso del Nuovo Testamento è incompossibile con la morte violenta di un ragazzo di appena venti anni, che aveva ancora tutto da scoprire. Sembra più plausibile la follia del Dio del Vecchio Testamento, zoticone capriccioso e violento, Signore castigatore. Su un edificio pubblico di proprietà del Comune della mia città è comparso da qualche giorno un murales commemorativo in memoria di uno sfortunatissimo ventenne che ha perso la vita in un incidente stradale nella mattina piovosa di una maledetta domenica di novembre. Conoscevo G., conosco la sua famiglia. Quando mi incrociava per la strada mi salutava sempre con un cenno sincero della mano. Era membro di una famiglia sana, che affronta con estrema dignità le difficoltà che impone oggi la sopravvivenza in un mondo sempre più ingiusto. Non ho mai creduto nel concetto di destino. Come potrei ammettere che il destino possa abbattersi proprio su chi ha davvero meno bisogno delle difficoltà? Sarei desideroso di conoscere l'autore o gli autori dell'omaggio tributato a G. Gli hanno reso giustizia offrendo alla sua memoria un altare del ricordo, un'occasione per vincere l'indifferenza egocentrica di tanti idioti. Un'opera per il piccolo G. Un'opera d'arte espressa da un genere di rappresentazione tipico della cultura underground (non è un caso che i ragazzi che hanno composto l'opera abbiano scelto una via decentrata), e tradizionalmente espressione di protesta sociale. Le amministrazioni pubbliche sono ovunque zeppe di analfabeti senza arte né parte, cialtroni che tentano di compensare la loro oggettiva inutilità occupando (attraverso una rete clientelare di conoscenze strategiche) le poltrone istituzionali. Per questo posso solo sperare che a nessuno venga in mente di far calare la vernice dell'oblio sulle schegge che ancora ci mozzano il respiro.
Si dovrebbe elaborare l'idea di un murales per qualsiasi morto ammazzato. I morti sul lavoro dovrebbero essere osannati coi monumenti, e per i bambini che muoiono di fame andrebbero costurite cappelle accoglienti in cui le madri possano sfogare il loro dolore.
RispondiEliminaG. non è il primo ventenne la cui vita rimane spezzata tra le lamiere di un auto incidentata.
Cos'è che ha scosso il sistema nervoso, il fatto che fosse tuo amico?
Puntare il dito sonnacchioso contro l'Onnipotente del Vecchio Testamento è poco filosofico: è banale.
Abituato come sono alla tua capacità di cogliere il nocciolo della questione, auspico di poter leggere ben altre cose tra le tue pieghe che a volte, piuttosto che libertarie, sembrano essere reazionarie.
M., un assiduo lettore.