Il tyrannus e le nuvole
Se un paio di anni fa qualcuno mi avesse preannunciato che avrei avuto l’occasione di riconoscere competenza, di lì a qualche anno, a Fini come Presidente della Camera, avrei reagito bruscamente, dicendo al malcapitato profeta di farsi ricoverare d’urgenza in un reparto psichiatrico. Abbandonati, a differenza di molti suoi colonnelli, i rancori del fascista vinto dalla storia, Fini si sta riconfigurando in questi anni come un autentico conservatore (di certo non liberale, ma di governo senza dubbio). In ogni modo, lo stronco con una osservazione: il suo problema essenziale è che, in assenza del premier, la figura istituzionale, che sta ben costruendo, si sgonfierebbe fino a diventare un palloncino portato via dal vento. Fini è consapevole di questo limite invincibile e, per questa ragione, nei limiti del possibile, appena può cerca di smarcarsi dal suo patronus cercando di prendere le distanze dalle farneticazioni eccessive. Si tratta di una strategia perdente, che potrebbe rivelarsi utile unicamente nella prospettiva (estranea a Fini) di un’emancipazione morale dall’orrore del berlusconismo. L’ultimo esempio è emblematico. Da qualche tempo, il premier avalla la tesi secondo cui, per un funzionamento più fluido del parlamento, sarebbe oportuno che votassero soltanto i capigruppo delle delegazioni partitiche. L’eterno delfino ha risposto con sacrosanta ragione che «la democrazia parlamentare ha procedure e regole precise che devono essere rispettate da tutti, in primis dal capo del governo. Si possono certo cambiare ma non irridere». Il Tyrannus è caduto dalle nuvole risultando, bontà sua, illeso. Secondo un copione collaudato, è stato semplicemente frainteso da un esercito di giornalisti faziosi e sovietici, per i quali sarebbe opportuno – perché no? – emettere un nuovo editto bulgaro. In realtà, l’ideale berluscomico è un altro, mutuato dalle stagioni rinnegate sinceramente e probabilmente non senza una certa sofferenza da Fini: la conversione dal voto esclusivo concesso ai capigruppo parlamentari alla determinazione di un unico gruppo parlamentare. Il resto sono nuvole e coriandoli.
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