La vita è esperienza, cioè improvvisazione, utilizzazione delle occasioni; la vita è tentativo in tutti i sensi. Donde il fatto, a un tempo imponente e assai spesso misconosciuto, delle mostruosità che la vita ammette
Georges Canguilhem



giovedì 19 marzo 2009

Sogni deragliati



La stazione ferroviaria è il cuore della città. È un luogo speciale, il teatro urbano dei saluti, degli abbracci di benvenuto, dei pianti di congedo, dei baci clandestini dei teenegers. I murales, i graffiti del sottopassaggio, i messaggi, scritti con grafia incerta, sul marmo dei muretti, sono i capitoli della storia di una generazione precaria e perdente, vinta dagli ormoni, assuefatta alle ripetizioni. Un testo paradossale, scritto per non essere letto, scritto per essere baciato dalla pioggia. La stazione non è un situs che lascia indifferenti. Riconosce una location cinematografica. È una fabbrica di metafore, alimentate dalla direzione presunta dei binari, dai ritardi delle corse, dalla solitudine del capostazione, dal caffè rifugio delle ombre della notte. Le stazioni ferroviarie delle città provinciali non sempre sono frequentabili nelle ore serali o notturne, dacchè il rischio di incontri spiacevoli è molto elevato. Fra tossici, puttane consumate dalla nebbia, ubriachi, girovaghi, disperati senza casa né nome, potrebbe aggirarsi qualche anima molesta. Nella cittadina in cui sono nato e in cui ancora vivo, nulla di tutto ciò. Nelle ore serali, la piccola stazione non ha nulla della fascinazione maledetta, dark, punk che potrebbe evocare un racconto di Tondelli, non accoglie anime degenerate, oscure. Ha in comune con le stazioni dei romanzi e dei film soltanto la celebrazione del neon, la luminosità artificiale, proiettata sui limiti dell'uomo. Domina il silenzio. La struttura intera diviene un cantiere abbandonato, un’officina manifatturiera che non ha mai accolto operai. Il non senso diventa poesia. La piccola stazione – la stessa che mi fa storcere il naso, quando capito lì di giorno, per il suo squallore decadente, segno di una città saccheggiata da barbari, villaggio sofferente senza futuro né speranze, diventa poesia pura, una gemma di bellezza, un panegirico estetico proprio perché il tutto è fine a se stesso, svelato per uno sguardo melanconico privilegiato. La bellezza può elevarsi anche dalla banalità architettonica, circo delle attese consegnato alla condanna di essere corrotto dall'umidità.

4 commenti:

  1. Caro Francesco...cosa dire....sei riuscito come sempre a lasciare il segno.
    Nel leggere le tue parole una sensazione di maliconia e di verita' mi ha invaso.....sì le stazioni da sempre sono lo scenario di mille andirivieni...di sentimenti e purtroppo dello scempio e del degrado in cui molte città sono cadute...!!! Cmq complimenti per il tuo sito...continua ad avvolgerci c la tua sensibilità e profondità nel coglire quello ke purtroppo nn tt sanno più fare...ciao e buon lavoro...!!!

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  2. "Un testo paradossale, scritto per non essere letto, scritto per essere baciato dalla pioggia" è il mio passo preferito. Il tuo pensiero libero ha qualcosa di maledetto e di poetico insieme. L'ho apprezzato infinitamente.
    Eppure credimi: tossici, puttane e girovaghi si nascondono tra le tenebre 'anche' in questo piccolo paese dall'etica dimenticata. Miriadi di ragazzini offrono al mercimonio le proprie giovani carni. Non tra le colonne della stazione, forse, ma in qualche altro sito abbandonato sicuramente.
    Per la cronaca: le stazioni, i treni, i binari mi hanno sempre trasmesso una certa ansia, una certa malinconia da fazzoletto bianco sventolante dai finestrini sporchi. Ho sempre guardato con tristezza al capostazione che annuncia la partenza del treno e rimane fermo allo stesso, identico posto.
    Con affetto.

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  3. Un ringraziamento sincero raggiunga, ovunque si trovi, l'autore del commento anonimo per aver speso parole di cui non sum dignus! Il tuo commento, caro lettore, è un valido motivo per tenere ancora in vita Pieghe libertarie.
    Un ringraziamento commosso baci Federica; ogni giorno che passa, cara mia, diventi sempre più l'ermeneuta delle mie follie. Forse non ne sei cosciente, ma le cose stanno così.
    Un abbraccio libertario

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  4. Caro Francesco, sono più vicino di qnt tu possa immaginare.....e nn è vero ke nn sei degno di tali parole, anzi!!!! Se poi possono contribuire a tenere in vita il tuo sito, continuerò a spenderne in tuo favore....!!!! CIAO:-)

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